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Titolo: Quis legem des amantibus? Maior lex amor est sibi
Fandom: Merlin
coppia: Merthur
Missione 5 del cow-t, prompt: Quis legem des amantibus? Maior lex amor est sibi / Chi mai può dar leggi agli amanti? L’amore è al di sopra di tutte le leggi.
Note: non betata
Wordcount: 911 ldf



Ad Arthur Pendragon non erano mai piaciute troppo le regole imposte da suo padre. Anzi, per essere totalmente onesti, gli erano sempre andate piuttosto strette.

Non gli piaceva l'eccessiva severità, non gli piaceva la sua lotta costante contro la magia - anche se non aveva la conferma che fosse una cosa sbagliata, - e non gli piaceva l'idea di dover rispettare le classi, le differenze. Agli occhi di Arthur, tutti meritavano un'opportunità. Sua moglie era una serva, alcuni dei suoi cavalieri erano tutt'altro che nobiili e... il suo migliore amico era anche il suo servitore. Per anni aveva negato a se stesso quella semplice considerazione; Merlin forse non poteva essere il suo migliore amico, ma di fatto lo era. E forse era qualcosa "oltre" la migliore amicizia. Indubbiamente provava un affetto molto profondo, quel tipo di sensazione che ti porta a voler dare tutto per l'altro, forse addirittura la vita stessa.

Tuttavia, a volte quel sentimento che traboccava nel suo petto sembrava voler andare anche oltre.



Non era stata una grande idea invitare Merlin nelle sue stanze, quella sera. Non quando ormai il suo unico pensiero fisso era baciarlo. Come c'era arrivato a quello, poi, non lo sapeva neanche lui. O meglio, ne aveva una vaga idea, ma non era sicurissimo di sapere il processo mentale per cui lui, Re di Camelot, felicemente sposato con una delle donne più in gamba che avesse mai incontrato in tutta la sua vita, avesse voglia di baciare il proprio servitore, nonché probabile migliore amico.

In ogni caso aveva fatto i conti con quel desiderio qualche tempo prima, quando Merlin era scomparso per qualche giorno e non si era dato pace finché non lo aveva ritrovato. Lo aveva abbracciato anche se era ricoperto di fango e tra sé e sé sapeva che, a condizioni normali, non lo avrebbe mai fatto con nessuno. Il che doveva per forza essere un campanello d'allarme.

In fondo, comunque, non era quella la prima volta che sospettava di provare qualcosa per il giovane servo. C'erano state altre occasioni in cui avrebbe voluto ricercare il contatto con lui, ma forse il suo cervello non era stato ancora in grado di processarle, al tempo.

"Sire?" chiese, entrando nella stanza. Gwen non c'era, ma in effetti, in quel periodo, non c'era quasi mai. Arthur non pensava di non amarla; le voleva senz'altro molto bene, era una persona alla quale avrebbe affidato il suo regno, ma... a volte c'era qualcosa di diverso tra ciò che provava per lei e ciò che al contrario sentiva per Merlin.

Quando vedeva Merlin aveva quasi l'urgenza di spingerlo contro la parete e baciarlo fino a sentirsi male, quando vedeva Gwen questo non accadeva e forse doveva voler dire qualcosa.

"Vieni, accomodati," Arthur fece un gesto col braccio e Merlin lo guardò perplesso.

"Avevi bisogno di qualcosa?" chiese poi, confuso.

"No io... volevo solo un po' la tua compagnia," rispose il Re, facendo le spallucce, "ultimamente sei sfuggente."

Merlin sorrise, tirato.

"Ho solo tante cose da fare. C'è un certo asino reale che non smette di darmi compiti da assolvere," disse, ironizzando. Tipico di Merlin.

Se c'era una cosa che aveva sempre amato del suo servitore, era la sua ironia pungente e il suo modo di fare così acuto. Il senso di sfida, il guardarlo e scorgere la complicità, la semplice intesa. Inoltre, a volte Merlin sembrava l'unico in grado di trattarlo come una persona normale e quel barlume di semplicità era ciò che lo faceva stare bene.

"Oh, e quindi mi stai dicendo che vorresti un giorno libero?" ridacchiò, passandogli una mano tra i capelli. L'altro abbassò lo sguardo e rise.

"Non direi certo di no," fece le spallucce, rispondendo.

"Sappiamo entrambi che passeresti comunque del tempo con me," ridacchiò. "Non sai starmi lontano nemmeno nei tuoi giorni," Arthur passò una mano sul suo viso, istintivamente. Merlin lo guardò stranito.

"Ti stai dando molta importanza..." sussurrò in risposa. Il suo sguardo stava vagando verso le labbra e Arthur poteva sentirsele andare a fuoco, quasi. Come se improvvisamente tutta la circolazione si fosse concentrata lì.

"Ce l'ho," si avvicinò un poco. Al diavolo le regole, al diavolo tutto, voleva soltanto baciarlo. "Merlin..." annullò la distanza tra di loro, inspirando e baciando quello che, fino a quel momento, era stato il suo migliore amico, il suo servitore.

Le labbra di Merlin erano come se le era sempre immaginate; calde e morbide. Erano carnose e aveva sempre desiderato dargli dei morsi - senza ferirlo, ovviamente.

Non fu sorpreso di non essere respinto. Sapeva che di non essergli indifferente, lo aveva notato in diverse occasioni.

Quando si separarono, Merlin inspirò e guardò Arthur incapace di rimanere serio.

"Dovresti proprio toglierti quel sorrisetto dalla faccia," ridacchiò Arthur, avvicinandosi per baciarlo di nuovo, stavolta con più dolcezza. Merlin si aggrappò alla sua maglia e si lasciò trasportare, era Arthur a condurre pienamente il gioco.

L'amore non conosceva regole, e Arthur Pendragon questo lo sapeva bene. Per essere onesti, l'aveva sempre saputo, ma non era mai riuscito ad accettarlo. Non sapeva cosa fosse cambiato. Forse il suo sentimento era maturato, forse era semplicemente cresciuto, forse aveva capito che l'unica cosa che voleva, era dormire al fianco di Merlin ogni notte e svegliarsi con la sua testa appoggiata sul petto ogni mattina.

Qualunque cosa fosse non era importante. No, neanche il fantasma aleggiante nel fondo della sua memoria di suo padre, era importante.

L'amore non aveva regole, e lui era perdutamente innamorato del suo migliore amico.

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