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Titolo: Veritas filia temporis [La verità è figlia del tempo ]
Fandom: Merlin
Pairing: Arthur/Merlin
Timeline: mah, ipoteticamente durante la quinta stagione con un possibile finale alternativo (?)
Wordcount: 4000 parole (ldf)
Prompt: veritas filia temporis, scritta per la challenge cow-t di lande di fandom, team aliante
Note: non betata, as usual



La prima volta che Arthur lo aveva baciato, Merlin era stato sbattuto contro il muro senza troppi complimenti. Si era ritrovato le sue labbra sulle proprie e le mani attorno al viso come se da quel gesto ne dipendesse la vita di entrambi.

Merlin non era riuscito a lamentarsene e, di sicuro, non era sua intenzione. Aspettava quel momento da una vita, in pratica.

Lasciò che le mani di Arthur scendessero sul collo, fino alle spalle. Poteva sentire le sue mani stringerlo forte, così forte che a tratti faceva male. Ma non poteva fare male, perché sentire le labbra di Arthur sulle proprie era tutto ciò che aveva desiderato fin da quando era arrivato a Camelot.



In effetti, Merlin aveva capito di provare qualcosa per il suo Re da molto tempo. La prima volta in cui quella consapevolezza colpì la sua mente fu quando Arthur attraversò tutti i pericoli possibili per salvarlo, circa cinque anni prima.

Aveva bevuto dal calice avvelenato di Nimueh, era finito in un coma profondo, ma era riuscito comunque a connettersi a lui con la magia. Si erano salvati reciprocamente.

Una volta al sicuro, vedere Arthur sollevato per la sua vita e acquisire la consapevolezza che aveva messo a rischio tutto per lui, gli aveva scaldato il cuore. Non si era mai sentito così e non sapeva bene che cosa fosse l'amore, ma era abbastanza certo che quel sentimento ci si avvicinasse abbastanza.

Non sapeva nemmeno se era naturale amare un uomo, anzi, con tutta probabilità no. Ma in fondo era importante? Lui era un mago, amare un uomo non sembrava di certo la cosa più sconvolgente nella sua persona.

Si era steso sul letto e aveva messo le mani sopra il proprio addome, cercando di placare la confusione che stava avvenendo dentro il suo corpo, all'altezza dello stomaco. Era come se qualcuno lo avesse stretto fin troppo forte ed era abbastanza sicuro che ormai non si trattasse più della convalescenza relativa al veleno della strega.

Se chiudeva gli occhi non faceva altro che vedere il sorriso di Arthur, celato dietro le sue richieste di servigio.

Si mise su un lato, rannicchiandosi un po' e provando a non pensare. Tuttavia, quella fu la prima volta di una lunga serie di pensieri al riguardo. Gli anni continuavano a passare, e mentre Camelot continuava ad essere sotto attacco, Merlin prontamente cercava di proteggerla. O meglio, cercava di proteggere il regno e cercava di proteggere Arthur. Aveva preso alla lettera le parole di Kilgarrah. Ormai conosceva il suo compito e l'unica cosa che voleva davvero, era che Arthur sopravvivesse e che potesse prendere il trono e regnare come le profezie sembravano annunciare. Lui avrebbe salvato e unito Albion e niente era più importante del suo destino, di ciò che erano destinati a fare insieme. Nemmeno la propria magia, o i sentimenti - anzi, tantomeno quelli.

Eppure, c'erano giorni in cui Merlin avrebbe voluto dirgli tutto. Dirgli che era un mago, che era innamorato perdutamente di lui, che avrebbe fatto letteralmente qualunque cosa per la sua vita. E in tutta onestà, quello lo aveva detto sicuramente più volte. Non c'era niente che voleva fare di se stesso se non devolvere la propria vita a lui. Essergli devoto. A volte poteva non sembrare così, ma Merlin adorava prenderlo in giro. La verità era che sapeva che Arthur avrebbe fatto lo stesso; glielo aveva dimostrato in più occasioni.



Il matrimonio di Arthur con Gwen non fu una particolare sorpresa. Un po' perché sapeva dell'attrazione e del sentimento tra i due da un po' e lo aveva anche avallato - non senza un po' di dolore - e un po' perché sapeva che Arthur sarebbe arrivato fino in fondo con lei. E andava bene. Probabilmente sarebbe stato solo un altro passaggio necessario a costruire la pace di cui il regno aveva bisogno. Un prezzo onesto da pagare. Anzi, il messaggio di un Re che sposava una serva doveva essere anche apparentemente molto... forte, controverso. Merlin non poteva certo lamentarsi.

Eppure.

Eppure alcune volte avrebbe voluto essere lui lì, tra le braccia di Arthur o seduto al suo fianco. Non che desiderasse qualche tipo di potere, anzi, la sua magia bastava e avanzava. Voleva soltanto avere le labbra di Arthur sulle proprie, essere stretto, amato da lui.

Ma non era possibile.



Poi c'erano dei giorni strani, quelli in cui Arthur sembrava ambiguo, tentato. Merlin si diceva che doveva essere tutto un trucco della sua testa, perché di certo non poteva essere possibile che il Re fosse davvero attratto da lui. Arthur era perfettamente in linea con ciò che doveva essere: un uomo innamorato perso di sua moglie, niente di più. Non poteva scambiare i suoi sorrisi, i suoi sguardi e la sua premura per qualcosa che andasse al di là della loro amicizia.

Eppure lo faceva. Non voleva eh, ma lo faceva. Merlin si ritrovava spesso a pensare agli sguardi di Arthur o alle rare strette che gli concedeva, e ogni volta di conseguenza si stendeva sul letto, lasciava che quel calore lo inondasse dallo stomaco al resto del corpo, fino a far sì che la propria mano superasse l'elastico dei pantaloni, mentre dentro di sé si risvegliava qualcosa che avrebbe voluto sopprimere e di cui si vergognava fin troppo.

Avrebbe voluto parlarne a qualcuno, ma non sapeva con chi farlo e ormai era abbastanza evidente che avrebbe vissuto la sua esistenza così: affiancando Arthur nella sua battaglia contro il male e accontentandosi di ciò che restava: sorrisi, abbracci e belle parole. Non erano poco, ma era ciò che si riservava ad un amico, un fratello, invece lui voleva davvero essere un amante. Essere desiderato, toccato, baciato, compagno di vita.

Inutile negarlo, invidiava un sacco la posizione di Gwen. Se poi aggiungeva il fatto che non poteva in alcun modo rivelare della propria magia per non metterlo nella posizione di dover scegliere cosa fare... beh, Merlin poteva affermare per certo che la sua vita sarebbe stata sempre complicata e piena di segreti. Chissà se avrebbe mai potuto davvero dirgli la verità. E soprattutto, chissà cosa sarebbe successo.



Perlomeno fino a quel giorno.

Quando sentì le labbra del Re di Camelot sulle proprie, Merlin non riuscì davvero a capacitarsene. Non riusciva nemmeno a crederci. Erano un paio di giorni che Arthur era più strano del solito. La sua ambiguità sembrava particolarmente accentuata e una mattina si avvicinò così pericolosamente al suo volto che pensò seriamente che lo avrebbe baciato.

Ma non lo aveva fatto. Non fino a quel giorno.

Dopo l'ennesimo battibecco - battibeccavano davvero, davvero spesso, era un po' il loro modo di comunicare, in realtà - Arthur lo prese per le spalle e lo sbatté al muro. Quel gesto così violento sorprese Merlin, perché non erano quasi più accaduti eventi così... fisicamente forti. Sì, a volte si picchiavano per gioco, ma niente più di uno schiaffetto o qualcosa del genere. Quella volta, invece, nelle braccia di Arthur c'era forza, quasi rabbia. Una rabbia che non riusciva davvero a spiegarsi. Almeno fino a quando il Re non guardò le sue labbra e poi vi premette le proprie con una foga inaudita. Merlin rimase sbalordito da quel gesto e soltanto dopo qualche secondo realizzò tutto. Lo strinse tra le braccia e lasciò che Arthur lo baciasse, mentre all'altezza del suo stomaco sembrava si stesse combattendo una guerra per quanto bruciava. Non che fosse sintomo di dispiacere, anzi. Quando Arthur separò le sue labbra dalle proprie seguì un silenzio che sembrò durare ore. Merlin cercò disperatamente il suo sguardo, una risposta. Invece la mano del Re era posata sulla sua spalla e lo sguardo basso, consapevole di ciò che aveva appena fatto.

"Non dovrà... non dovrà saperlo nessuno," sussurrò, e quando Merlin sentì quelle parole a mezza bocca, dentro morì un po'. Certo, era ovvio, non poteva aspettarsi niente di diverso se non quello, tuttavia faceva male avere l'ennesimo segreto, anche se per una volta era sicuramente più piacevole. C'era anche un altro singolo fattore da considerare: cosa sarebbe successo da quel momento in poi se Arthur avesse davvero scoperto che era un mago? In fondo non cambiava moltissimo l'equazione finale, quel bacio. Tuttavia, aggiungeva un peso non indifferente al tutto, perché forse se Arthur lo aveva fatto, doveva esserci una ragione... o almeno, così sperava.

"Arthur..." provò a dire Merlin e la mano dell'altro scivolò giù, accarezzandogli il braccio. Finalmente i loro sguardi si incontrarono e lo stomaco di Merlin sussultò un'altra volta. Sentiva le labbra leggermente doloranti, forse per la foga o forse era solo una vaga impressione.

"Lo so che vorresti parlarne, Merlin. Ma non so se sono in grado di farlo," mormorò e quasi come se volesse tenerlo nascosto a qualcuno, intrecciò le dita della propria mano alle sue. Forse voleva comunicargli affetto, forse voleva fargli capire che non era stato solo un errore.

Merlin strinse la sua mano con forza, non voleva più lasciarla andare ora che l'aveva trovata così. E la verità era che voleva baciarlo ancora, stringersi a lui e lasciare semplicemente che le cose andassero... da qualche parte.

"Non importa," disse poi, rispondendo all'affermazione di Arthur.

"Grazie," Arthur lasciò la sua mano e se la portò dietro la testa, visibilmente imbarazzato. Ok, forse non ne avrebbero parlato in quel momento, ma prima o poi avrebbero pur dovuto farlo.



Ciò che successe i giorni successivi a Merlin sembrò un sogno tanto quanto il ricordo inevitabile e costante che le cose non stavano andando come avrebbero dovuto. Finalmente aveva ottenuto le attenzioni di Arthur, ma d'altra parte stava tenendo per sé l'ennesimo segreto che gli sarebbe pesato sulle spalle per chissà quanto tempo e, inoltre, era passata più di una settimana e ancora non avevano parlato di ciò che stava succedendo. Merlin non aveva il coraggio di intavolare l'argomento poiché sapeva benissimo che avrebbe potuto toccare un nervo scoperto che avrebbe portato a una rottura di quel sottile equilibrio. D'altro canto, sapeva anche di starsi soltanto accontentando di ciò che gli veniva offerto e, in un certo qual senso, si faceva un po' pena da solo.

Per il resto, non c'erano stati nient'altro che baci. Qualche volta un po' più insistenti, forse volenterosi, ma niente più che quelli. Solo una volta la mano di Arthur era scesa verso il fondoschiena e lo aveva spinto verso di sé. Se fossero andati oltre Merlin non si sarebbe certo opposto.

Per il resto, conducevano la loro vita regolarmente: Merlin continuava ad essere il suo "servo" - anche se negli anni quella condizione era cambiata radicalmente - e Arthur continuava a rimproverarlo quando ne aveva voglia e a chiedere consigli quando... ne aveva voglia. Aveva aggiunto a quell'equazione solo il contatto fisico.

Di solito andava così: Arthur si avvicinava alla porta della stanza, la chiudeva a chiave e poi con nonchalance si avvicinava a lui, prendendogli il volto tra le mani o occasionalmente stringendolo in vita. Solitamente Merlin faceva finta di niente quasi fino all'ultimo, per poi smettere di parlare - ed era quasi sempre lui a parlare, come amava ricordargli il Re.

Si godeva semplicemente i baci di Arthur sul collo, sulle labbra, su tutto il volto. Sapeva che prima o poi quella situazione sarebbe cambiata: sapeva che probabilmente sarebbe successo qualcos'altro, era limpido come il sole che lo volessero entrambi. Era evidente da ogni bacio, da ogni carezza. Si chiedeva onestamente quando sarebbe successo.

Ed era altrettanto evidente che sarebbe potuto finire tutto da un momento all'altro se qualcuno li avesse scoperti o se Arthur avesse avuto qualche genere di ripensamento.

Il Re inspirò.

"Non so quanto potrò resistere," le labbra vicine all'orecchio di Merlin. Un brivido percorse tutta la sua schiena.

Ah, forse era quello il momento?

"Arthur..." rispose Merlin. Non era stato in grado di rispondere nient'altro se non il suo nome. Sulle labbra dell'altro si dipinse un sorriso e lui lo poté scorgere con la coda dell'occhio.

"Cosa?" chiese poi, vagamente piccato.

"Sei rimasto senza parole, Merlin?" chiese poi, guardandolo con fare provocatorio. Abbassò lo sguardo in tutta risposta, non riuscendo a sostenere quello di Arthur.

"Non dire sciocchezze, sei tu quello che non vuole mai parlare in questo frangente."

"E' vero, ma forse stavolta qualcosa potrei volerlo dire," portò una mano sulla sua guancia e Merlin ebbe la sensazione di volersi abbandonare per sempre ad essa. "Per esempio?"

"Io..." Arthur si bloccò per qualche secondo, forse imbarazzato a giudicare dal modo in cui il corpo era teso, dritto, "vorrei fare qualcosa con te... sai."

Il cuore di Merlin perse un battito. Sapeva cosa significava e sapeva che sarebbe successo.

"Sì," rispose poi, senza pensarci nemmeno un secondo. "Sì, lo voglio anche io," specificò, schiarendosi un poco la voce.

"Sei sicuro? Non devi se..."

"No, no, io lo voglio. Credo di volerlo da quando sono arrivato qui o insomma, poco dopo." Arthur rise, imbarazzato e forse emozionato.

"Da così tanto tempo?" "Non hai idea da quanto io provo tutto questo," prese la mano precedentemente posata sulla sua guancia tra le sue. "Non c'erano giorni o notti in cui non pensassi a come sarebbe stato baciarti. Quando lo hai fatto non ci potevo credere..." disse, guardandolo speranzoso. Avrebbe voluto dirgli un sacco di altre cose, avrebbe voluto sapere che da quel momento in poi sarebbe stato soltanto suo, ma sapeva che non poteva pretenderlo. Avrebbe anche voluto dirgli che era un mago, prima che tutta quell'enorme situazione diventasse ancora più ingestibile. Non sarebbe stato in grado di digerire un rifiuto dopo aver passato con lui tempo ancora più importante di quello già trascorso.

"Lo volevo da tanto anche io," rispose Arthur, sorridendo appena, "anche se non avevo il coraggio di ammetterlo. Perché lo sai, Merlin, questo comporta... una serie infinita di cose e al momento non so se ho il coraggio di affrontarle." Mai come in quel momento riuscì a sentirsi capito da Arthur. "Lo so," rispose soltanto, "anche io..."

"Anche tu?" "Anche io ci sono cose che... non so se ho il coraggio di affrontare." Il Re aggrottò le sopracciglia, confuso. "Per esempio?"

Merlin si distaccò un poco da lui, mentre il cuore cominciava a battergli all'impazzata. Quello era il momento giusto per farlo, avrebbe potuto svelare almeno quello. Dirgli la verità.

"Arthur io..."

"Merlin?" Arthur si spostò a sua volta, forse comprendendo che qualcosa non stava andando come avrebbe dovuto.

"Credo che... prima di fare qualunque cosa tu debba sapere una grande verità sul mio conto. E vorrei che ci sedessimo." Arthur rise, nervoso. "Oh andiamo, non fare così. Mi metti paura e sono sicuro che sarà una scioccchezza." "Non credo," rispose, avvicinandosi al letto. "Sono abbastanza sicuro che potresti non volermi più vedere dopo questa cosa. Non volevo dirtelo per non costringerti a scegliere, ma credo che tu debba sapere la verità, allo stato attuale delle cose."

Arthur lo precedette sedendosi sul letto, nervoso. Merlin rimase di fronte a lui, in piedi. L'altro gli fece un cenno come per dirgli di andare.

"Dai," lo incitò. Tutta l'atmosfera romantica fino a quel momento era sparita. C'era tensione, era palpabile.

Merlin strinse i pugni ed inspirò. Cercò praticamente tutta l'aria presente nella stanza perché aveva bisogno di forze e di tutto l'ossigeno possibile per riuscire a buttare fuori quelle parole che gli costavano così tanto. Probabilmente troppo. O forse addirittura la vita.

"Sono un mago," disse, fin troppo velocemente.

La prima reazione di Arthur fu una risata a metà tra l'isterico e il divertito.

"Dai, Merlin, potevi dirmelo in modo più semplice che non volevi farlo... ci sarei rimasto male, certo, ma avrei compreso." Merlin abbassò il volto. Tipico. Alzò un braccio e dalla sua mano uscirono delle scintille dorate, le quali composero un drago fatto di polvere magica.

"Solo per te. Io ho... fatto magie soltanto per te, tutti questi anni," mormorò, incapace di guardarlo. Sul volto di Arthur avrebbe visto solo disgusto, delusione, repulsione. Ne era sicuro.

Arthur si alzò e si fermò di fronte a lui. Merlin incontrò i suoi occhi e l'azzurro profondo di prima aveva lasciato spazio al ghiaccio più freddo.

Lo superò e uscì dalla stanza, sbattendo la porta. Il silenzio diventò più assordante del dovuto e Merlin cadde sulle ginocchia, cominciando a piangere mentre stringeva le braccia attorno al proprio corpo.

Non voleva che finisse così, ma era necessario. La verità doveva venire a galla e il prezzo andava pagato.



I successivi tre giorni furono fin troppo lunghi e pesanti. Arthur non rivolse mezza parola a Merlin, finché non fu letteralmente costretto. Il regno era sotto attacco da parte di Morgana e non c'era tempo per i risentimenti. Merlin aveva dormito pochissimo e la situazione era disperata; sapeva che sarebbe stata una battaglia importante e probabilmente anche decisiva. Non c'era tempo per tenersi il broncio.

Il lato positivo era che Arthur non lo aveva né esiliato, né fatto giustiziare. Forse doveva soltanto assimilare la notizia, o forse stava decidendo quale delle due opzioni far sua. In ogni caso, non poteva di certo dormirci sopra. Il dolore era davvero troppo, anche se ne era cosciente.

"Posso aiutarti," quelle furono le prime parole che Merlin rivolse ad Arthur dopo il loro lungo, interminabile silenzio. L'espressione di Arthur sembrava più morbida del previsto.

"Che intendi?" disse, allacciandosi da solo l'armatura, ruolo che solitamente era competenza di Merlin stesso. Si avvicinò lentamente, ma senza esagerare.

"Intendo dire che posso aiutarti con la mia magia." "Lo hai fatto altre volte?" chiese poi Arthur, secco.

Merlin annuì.

"Moltissime. Ma solo per te, Arthur. Io ho usato la mia magia solo per te... ogni volta."

Arthur chiuse gli occhi per qualche secondo e inspirò profondamente. Persino Merlin poteva sentire l'aria entrare nei suoi polmoni.

"Va bene. Puoi farlo..." rispose, arrabbiandosi poi con i lacci dell'armatura. Merlin si avvicinò un altro poco.

"Posso?"

Arthur allungò il braccio, permettendogli di sistemarlo. Il giovane mago sistemò l'armatura senza proferire parola.

"Mi dispiace," disse Arthur. Quelle erano le prime parole che sentiva proferire dalla sua bocca e che non sembravano coltellate. Merlin si rilassò un poco.

"Sapevo che avresti potuto reagire in quel modo. Avrei potuto continuare a tacere, ma non ho voluto visto... beh, visto ciò che stavamo per fare."

Arthur alzò il mento.

"Avrei mille domande da farti, ma non è il momento giusto. Posso solo dirti grazie per avermelo detto e..." il resto della frase venne interrotta da Gwaine, il quale corse verso di loro, avvisandoli che i nemici stavano prendendo d'assalto il castello.

Arthur e Merlin si scambiarono un'occhiata intensa e annuirono.

"Ci penso io," il giovane mago scomparve dalla vista del Re.

Si sarebbero rivisti soltanto qualche ora dopo, vivi entrambi.



Arthur corse verso Merlin, scavalcando un paio di cadaveri. Lo abbracciò così forte che Merlin pensò di finire stritolato. Lo aveva salvato un paio di volte e avevano vinto, sconfiggendo tutti i nemici. Non avevano di certo sconfitto Morgana, la quale era riuscita a fuggire per l'ennesima volta, ma avevano vinto almeno quella battaglia.

Il viso di Arthur si seppellì nell'incavo tra la spalla e il collo del mago, il quale si sentì di nuovo vivo. Dopo quei giorni e la paura di veder Arthur morire in battaglia, rifugiarsi tra le sue braccia era tutto ciò che di più dolce ci potesse essere.

"Grazie al cielo sei salvo," disse il Re, lasciandolo andare e prendendogli il viso con entrambe le mani, "io... so che cosa hai fatto. L'ho visto. Mi dispiace, Merlin. Mi sono arrabbiato e non avrei dovuto, ma dopo anni... mi sono chiesto perché lo avessi detto soltanto adesso." "Non volevo costringerti a compiere una scelta. Non sapevo come avresti reagito, volevo che... fosse naturale. Non potevo più rimandare, però, e non volevo più mentirti."

Arthur annuì, sorridendo e basta, stavolta. "Non cambiare mai, Merlin."

Merlin fece un sorriso a mezza bocca e Arthur gli prese la mano.

"Non potrei mai farlo e lo sai anche tu."

Arthur fece un risolino, tirandosi un poco indietro con la schiena e guardandosi intorno. I suoi cavalieri li raggiunsero. Era ora di tornare al castello.

Le loro mani si separarono.



Quando si ritrovò tra le lenzuola di quel letto che lui stesso aveva cambiato innumerevoli volte, Merlin non riusciva a crederci. Il peso del corpo di Arthur sul proprio, i baci sul collo, le mani ovunque. Letteralmente ovunque. Si artigliava a lui e non voleva più lasciarlo andare, perché quella era la sensazione più bella del mondo e voleva tenerla con sé per sempre.

Era stato naturale, semplice, molto più di quanto non se lo fosse mai immaginato prima di quel momento.

Arthur era di una dolcezza sorprendente in quei frangenti. Se avesse dovuto pensare a lui in quel modo - e lo aveva fatto in realtà, un sacco di volte per essere totalmente onesti, - non se lo sarebbe mai immaginato così accorto. Forse perché era la prima volta o forse perché dentro l'armatura c'era una persona accorta e dolce.

Si baciarono un'altra volta, mentre sentiva Arthur entrare in lui. Lo aveva preparato, ma faceva male comunque. Si accertava spesso che stesse bene e Merlin appoggiava semplicemente una mano sul suo petto per rassicurarlo, sarebbe stato sincero.

Avrebbe potuto usare la magia per facilitare il tutto, sicuramente avrebbe potuto pensare a qualche incantesimo, ma aveva deliberatamente scelto di non farlo. Voleva che fosse tutto reale, 'ad armi pari', in un certo qual senso.

Arthur appoggiò la fronte contro la sua, stava sudando, poteva sentire il suo respiro affannoso, mentre con dei gemiti spingeva sempre più forte e cercava disperatamente - poteva notarlo - di trattenersi.

Merlin si immerse nell'ennesimo bacio, lasciandosi trasportare completamente da ciò che stavano facendo, non temendo più il dolore.



"E' diverso," sussurrò Arthur, la testa di Merlin era appoggiata sul suo petto.

"Cosa?"

"Ciò che provo con te... adesso è diverso. Non credo di aver mai provato qualcosa di simile per qualcuno," passava distrattamente le dita nei suoi capelli, giocandoci. Merlin si sentiva un po' come una ragazzina innamorata, ma forse andava bene così.
Ciò non toglieva che Arthur fosse comunque un Re e un uomo sposato e che un'eventuale relazione tra di loro avrebbe suscitato uno scalpore non indifferente.

"Me ne rendo conto, ho un certo fascino, no?" scherzò Merlin, sorridendogli e cercando di non sembrare preoccupato. Arthur scosse la testa.
"Che stupido che sei," disse, affettuosamente. "La verità è che ora dovrò... tutto cambierà. Dovrò trovare un modo per dire a Gwen di tutto questo, non merita di..."

Merlin annuì subito, mentre le parole cadevano nel vuoto.

"No, non lo merita. Solo che come glielo dirai?"

Arthur scosse la testa.

"Non ne ho idea, ma lo farò sicuramente. Mi sembra giusto, ho rimandato fin troppo a lungo, considerando poi che beh, non è da oggi che so ciò cosa provo..."

Il mago aggrottò le sopracciglia.

"Cosa vuoi dire?"

"Oh, andiamo Merlin. Non è certo da quando ti ho baciato che ho capito di essere innamorato di te."

Il silenzio calò tra di loro per qualche secondo.

"Innamorato?"

Arthur sembrò stupito.

"Mi sembra abbastanza ovvio, no? Sono anni che provo questi sentimenti per te e altrettanti in cui non sono riuscito ad affrontarli."

Merlin si strinse di più a lui. Il calore della sua pelle contro la propria era qualcosa di così piacevolmente familiare, nonostante fosse una cosa così recente.

"Cos'è cambiato?"

Arthur scosse la testa.

"Non lo so, probabilmente io. Forse... sapere che potrei morire da un giorno all'altro," disse, a voce un po' più bassa. Veramente Arthur pensava di poter morire?
"Non succederà," disse Merlin, risoluto.
Arthur rise un poco, quasi sbeffeggiandolo.
"Sembri molto sicuro di ciò."

"Te lo giuro sulla mia stessa vita. Nessuno... nessuno potrà mai toccarti finché ci sono io."

L'altro lo guardò con serietà, avendo compreso quanto il suo servitore - e ormai amante, - fosse serio.

"Ti credo. So che lo farai."

"L'ho sempre fatto."



Ed era vero, lo aveva sempre fatto. Ogni giorno, prima di nascosto e adesso, finalmente, alla luce del sole.

Si addormentò sul petto di Arthur. Era cambiato tutto e lui, finalmente, poteva essere completamente se stesso. In tutti i sensi.







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