[One Shot] Burning
Mar. 29th, 2019 10:21 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Burning
Fandom: Detroit: Become Human
Rating: Nsfw (però non c'è nulla di descrittivo...)
Pairing: Hank/Connor
Note: scritta per il cow-t per il team Eva-Lirica con il prompt "Temperatura". Non è betata, as usual.
Wordcount: 1021
Il primo indice di anomalia si rilevava nella temperatura presente all'interno dei circuiti. Quando essa saliva troppo, qualcosa non stava andando nel modo giusto.
Si diceva che negli androidi gli errori andassero corretti, che i messaggi di sistema andassero ascoltati, ma Connor non aveva intenzione di fare niente di tutto ciò. Nemmeno in quel momento, dove la sua temperatura corporea stava salendo pericolosamente sopra la media, mentre le mani di Hank scivolavano sul suo petto, esplorandolo con curiosità..
Connor non era abituato ad essere toccato, non in quel modo. Quel modo che aveva così poco di innocente e che gli ricordava tanto quello in cui le persone si sfioravano nei film. C'era una carica diversa dalle solite carezze, qualcosa che andava al di là della sua logica e fredda comprensione.
Connor aveva cominciato soltanto da poco a cercare di comprendere gli stati emotivi degli umani e, comunque, non era stato facile. Non era stato facile comprendere come pensavano e nemmeno cosa muovesse realmente i loro sentimenti. Alcune volte era difficile anche per lui stesso, provare qualcosa che non fosse il freddo ragionamento distaccato e puramente matematico. Stava nascendo qualcosa di più, in lui, qualcosa che molte volte sentiva concentrarsi all'interno del suo sterno e che sembrava essere simile alla descrizione di "amore" che trovava in giro.
Si era soffermato a studiare diverse volte le emozioni umane, sia per lavoro, sia per conoscenza personale e, nonostante la sua alta capacità di apprendimento e comprensione, qualcosa continuava a sfuggirgli.
E quel qualcosa si poteva riassumere facilmente con le mani di Hank che continuavano ad accarezzarlo e col proprio bisogno nel sentirle sempre di più sopra il suo corpo, come se non potesse vivere in nessun altro modo, sebbene fosse spaventato dalla marea di emozioni provate in quel momento.
Già, emozioni. Mentre il suo indicatore interno gli segnalava una temperatura sempre più alta e anomala, lui cercava di fare i conti con quelle cose che non riusciva proprio a comprendere davvero.
Perché sentiva la necessità di avere ancora le mani di Hank sul proprio corpo? Perché le voleva di più? Sembravano non bastare mai.
Aprì appena le labbra, mentre quelle di Hank si facevano strada sul suo collo e la barba gli sfiorava la pelle sintetica.
Erano tocchi leggeri, baci che di sporco avevano ben poco - se non forse l'intenzione, - e Connor non faceva altro che vibrare, mentre sentiva sempre più caldo, mentre la temperatura nel suo corpo saliva ancora e ancora e il thirium scorreva velocemente nei suoi circuiti.
Hank lasciò vagare la mano sempre più verso la sua cintura. Quei gesti inizialmente insicuri e titubanti, si stavano facendo sempre più decisi. L'istinto animale dell'uomo stava uscendo fuori, lasciando indietro tutte le incertezze che Hank si portava sulle spalle ogni giorno.
Connor si aggrappò alla sua schiena, artigliando la mano sulla sua camicia, stringendola, incapace di gestire tutto quello che stava sentendo in quel momento. Erano solo sensazioni, ma erano tante, forse quasi troppe. Erano stimoli continui che lo mandavano fuori di testa, che non riuscivano a farlo ragionare lucidamente. Avrebbe voluto analizzare, cercare di capire, ma non c'era niente da capire. C'era solo da sentire, provare.
Reclinò la testa all'indietro, lasciando che finalmente le dita di Hank si addentrassero sotto la sua cintura. Aveva aperto la zip dei pantaloni e quasi non se ne era accorto.
Non sapeva cosa gli sarebbe successo.
Sapeva perfettamente cosa succedeva agli umani, ma per paradosso non aveva la più pallida idea di cosa gli sarebbe accaduto. Forse sarebbe andato in cortocircuito? E se il suo sistema non avesse retto la tensione? In fondo non era un androide predisposto per il sesso, non era un modello Traci e per quanto la devianza cambiasse le cose, poteva anche essere diverso nel suo caso. Non era nato nemmeno per poterle vivere, situazioni del genere.
La paura si fece spazio in un antro nascosto dei suoi circuiti, cercando di prevaricare l'eccitazione, ma per fortuna senza troppo successo. I baci di Hank erano roventi e scendevano sempre di più, dal collo fino alle scapole, facendo sentire il suo corpo meccanico così stranamente adorato.
Stava meravigliosamente bene.
Il suo tocco era così delicato e preciso da fargli dimenticare anche la paura.
Connor lasciò a Hank libero accesso: adesso era suo, poteva fare ciò che voleva. Non si sarebbe opposto, non avrebbe mostrato titubanza, voleva semplicemente sentire di appartenergli non solo come amico, ma come qualcosa di più. Voleva soddisfare i suoi desideri, voleva che le sue mani fossero ovunque, che lo completassero, che lo facessero sentire umano - o almeno, quasi umano.
Hank passò le mani sui suoi glutei e Connor si spinse verso i suoi palmi. Sapeva quanto in parte fare così fosse faticoso per lui; aveva aspettato a lungo prima di fare un qualunque passo verso quella direzione, ed era riuscito a lasciarsi andare soltanto dopo che Connor aveva provato a dimostrargli quanto in realtà lo desiderasse. C'era voluto tanto, mesi, ma alla fine era andata bene e Connor non sarebbe tornato indietro per niente al mondo, perché lasciarsi toccare dalle dita di Hank sembrava la cosa migliore che potesse capitargli, anche mentre vedeva l'imbarazzo sul suo volto e ne comprendeva il disagio. I loro corpi, per quanto apparentemente simili, non erano uguali e non rispondevano agli stimoli nello stesso modo.
Tuttavia, Connor era grato che per Hank questa non fosse una barriera così invalicabile da non provarci neanche. Per questo, mentre sentiva il suo membro spingere contro di lui, Connor si beava di quella sensazione e dell'idea che fosse lui, proprio lui, a procurargliela.
Se davvero, come diceva la CyberLife, la temperatura fuori misura negli androidi fosse stata qualcosa di negativo, allora ci doveva essere qualcosa di sbagliato. Perché mentre faceva l'amore con Hank - così dicevano, lo chiamavano fare sesso, amore, Connor era sicuro che fosse il secondo, - sembrava che non ci fosse niente di più giusto che quel calore all'interno del suo corpo. Dentro, fuori, su ogni centimetro del suo corpo, all'interno e all'esterno. Era perfetto così e non avrebbe mai e poi mai voluto farne a meno.
A costo di andare a fuoco.
Fandom: Detroit: Become Human
Rating: Nsfw (però non c'è nulla di descrittivo...)
Pairing: Hank/Connor
Note: scritta per il cow-t per il team Eva-Lirica con il prompt "Temperatura". Non è betata, as usual.
Wordcount: 1021
Il primo indice di anomalia si rilevava nella temperatura presente all'interno dei circuiti. Quando essa saliva troppo, qualcosa non stava andando nel modo giusto.
Si diceva che negli androidi gli errori andassero corretti, che i messaggi di sistema andassero ascoltati, ma Connor non aveva intenzione di fare niente di tutto ciò. Nemmeno in quel momento, dove la sua temperatura corporea stava salendo pericolosamente sopra la media, mentre le mani di Hank scivolavano sul suo petto, esplorandolo con curiosità..
Connor non era abituato ad essere toccato, non in quel modo. Quel modo che aveva così poco di innocente e che gli ricordava tanto quello in cui le persone si sfioravano nei film. C'era una carica diversa dalle solite carezze, qualcosa che andava al di là della sua logica e fredda comprensione.
Connor aveva cominciato soltanto da poco a cercare di comprendere gli stati emotivi degli umani e, comunque, non era stato facile. Non era stato facile comprendere come pensavano e nemmeno cosa muovesse realmente i loro sentimenti. Alcune volte era difficile anche per lui stesso, provare qualcosa che non fosse il freddo ragionamento distaccato e puramente matematico. Stava nascendo qualcosa di più, in lui, qualcosa che molte volte sentiva concentrarsi all'interno del suo sterno e che sembrava essere simile alla descrizione di "amore" che trovava in giro.
Si era soffermato a studiare diverse volte le emozioni umane, sia per lavoro, sia per conoscenza personale e, nonostante la sua alta capacità di apprendimento e comprensione, qualcosa continuava a sfuggirgli.
E quel qualcosa si poteva riassumere facilmente con le mani di Hank che continuavano ad accarezzarlo e col proprio bisogno nel sentirle sempre di più sopra il suo corpo, come se non potesse vivere in nessun altro modo, sebbene fosse spaventato dalla marea di emozioni provate in quel momento.
Già, emozioni. Mentre il suo indicatore interno gli segnalava una temperatura sempre più alta e anomala, lui cercava di fare i conti con quelle cose che non riusciva proprio a comprendere davvero.
Perché sentiva la necessità di avere ancora le mani di Hank sul proprio corpo? Perché le voleva di più? Sembravano non bastare mai.
Aprì appena le labbra, mentre quelle di Hank si facevano strada sul suo collo e la barba gli sfiorava la pelle sintetica.
Erano tocchi leggeri, baci che di sporco avevano ben poco - se non forse l'intenzione, - e Connor non faceva altro che vibrare, mentre sentiva sempre più caldo, mentre la temperatura nel suo corpo saliva ancora e ancora e il thirium scorreva velocemente nei suoi circuiti.
Hank lasciò vagare la mano sempre più verso la sua cintura. Quei gesti inizialmente insicuri e titubanti, si stavano facendo sempre più decisi. L'istinto animale dell'uomo stava uscendo fuori, lasciando indietro tutte le incertezze che Hank si portava sulle spalle ogni giorno.
Connor si aggrappò alla sua schiena, artigliando la mano sulla sua camicia, stringendola, incapace di gestire tutto quello che stava sentendo in quel momento. Erano solo sensazioni, ma erano tante, forse quasi troppe. Erano stimoli continui che lo mandavano fuori di testa, che non riuscivano a farlo ragionare lucidamente. Avrebbe voluto analizzare, cercare di capire, ma non c'era niente da capire. C'era solo da sentire, provare.
Reclinò la testa all'indietro, lasciando che finalmente le dita di Hank si addentrassero sotto la sua cintura. Aveva aperto la zip dei pantaloni e quasi non se ne era accorto.
Non sapeva cosa gli sarebbe successo.
Sapeva perfettamente cosa succedeva agli umani, ma per paradosso non aveva la più pallida idea di cosa gli sarebbe accaduto. Forse sarebbe andato in cortocircuito? E se il suo sistema non avesse retto la tensione? In fondo non era un androide predisposto per il sesso, non era un modello Traci e per quanto la devianza cambiasse le cose, poteva anche essere diverso nel suo caso. Non era nato nemmeno per poterle vivere, situazioni del genere.
La paura si fece spazio in un antro nascosto dei suoi circuiti, cercando di prevaricare l'eccitazione, ma per fortuna senza troppo successo. I baci di Hank erano roventi e scendevano sempre di più, dal collo fino alle scapole, facendo sentire il suo corpo meccanico così stranamente adorato.
Stava meravigliosamente bene.
Il suo tocco era così delicato e preciso da fargli dimenticare anche la paura.
Connor lasciò a Hank libero accesso: adesso era suo, poteva fare ciò che voleva. Non si sarebbe opposto, non avrebbe mostrato titubanza, voleva semplicemente sentire di appartenergli non solo come amico, ma come qualcosa di più. Voleva soddisfare i suoi desideri, voleva che le sue mani fossero ovunque, che lo completassero, che lo facessero sentire umano - o almeno, quasi umano.
Hank passò le mani sui suoi glutei e Connor si spinse verso i suoi palmi. Sapeva quanto in parte fare così fosse faticoso per lui; aveva aspettato a lungo prima di fare un qualunque passo verso quella direzione, ed era riuscito a lasciarsi andare soltanto dopo che Connor aveva provato a dimostrargli quanto in realtà lo desiderasse. C'era voluto tanto, mesi, ma alla fine era andata bene e Connor non sarebbe tornato indietro per niente al mondo, perché lasciarsi toccare dalle dita di Hank sembrava la cosa migliore che potesse capitargli, anche mentre vedeva l'imbarazzo sul suo volto e ne comprendeva il disagio. I loro corpi, per quanto apparentemente simili, non erano uguali e non rispondevano agli stimoli nello stesso modo.
Tuttavia, Connor era grato che per Hank questa non fosse una barriera così invalicabile da non provarci neanche. Per questo, mentre sentiva il suo membro spingere contro di lui, Connor si beava di quella sensazione e dell'idea che fosse lui, proprio lui, a procurargliela.
Se davvero, come diceva la CyberLife, la temperatura fuori misura negli androidi fosse stata qualcosa di negativo, allora ci doveva essere qualcosa di sbagliato. Perché mentre faceva l'amore con Hank - così dicevano, lo chiamavano fare sesso, amore, Connor era sicuro che fosse il secondo, - sembrava che non ci fosse niente di più giusto che quel calore all'interno del suo corpo. Dentro, fuori, su ogni centimetro del suo corpo, all'interno e all'esterno. Era perfetto così e non avrebbe mai e poi mai voluto farne a meno.
A costo di andare a fuoco.