[One shot] Tra cielo e terra
Feb. 17th, 2021 10:55 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Tra cielo e terra
Fandom: Merlin
Pairing: Merlin/Arthur
Wordcount: 1145
Prompt: Sereno/Neve
Challenge: Cow-t di landedifandom, team calico
Warning: Modern!AU
Note: non betata
Sembrava una bella giornata per un appuntamento.
Merlin aveva sempre trovato qualcosa di affascinante nel cielo sereno delle giornate invernali: era più azzurro, più intenso. Gli ricordava, in modo del tutto smelenso e per niente "virile", gli occhi della persona che amava di più al mondo.
Oh, santo drago, lo aveva davvero pensato? Aveva davvero paragonato gli occhi azzurri di Arthur a una giornata dal cielo limpido? Il prossimo step quale sarebbe stato? Fingersi una principessa in pericolo e farsi salvare?
Sperava di non scendere mai a tanto.
Tuttavia, si ritrovava spesso a fare elucubrazioni di vario genere sugli occhi del suo re. Un po' perché li vedeva fin troppo spesso - quando si svegliava la mattina, e prima di andare a dormire la sera, - un po' perché avevano la fantastica capacità di mostrare molto più di quanto un normale sguardo sarebbe autorizzato a fare - perché sì, dovevano esserci dei limiti.
Potevano essere freddi come il ghiaccio, oppure un azzurro intenso e caldo, quasi tendente al blu. Potevano comunicare la distanza, la freddezza, ma anche l'amore e il calore. Era incredibile, ma del resto, ogni cosa di Arthur era incredibile. Dalla sua cocciutaggine fino al suo sguardo.
E Merlin era perdutamente innamorato, ormai lo sapeva da tempo.
Essere innamorati in parte faceva schifo, in parte era davvero una sensazione meravigliosa. Era meraviglioso quando provava quel calore nel petto che lo faceva sentire vivo. Quando Arthur gli dava le sue attenzioni, quando lo sfiorava con la mano o anche solo quando gli rivolgeva un sorriso.
Era terribile quando si ritrovava nella sua stanza, con le gambe vicine al petto, chiedendosi se davvero ne valesse la pena, dopo l'ennesima discussione o dopo uno sguardo freddo, o dopo anche solo una considerazione in meno rispetto al solito.
Era difficile essere innamorati, specialmente quando l'amore veniva corrisposto a giorni alterni; c'erano giorni in cui Arthur sembrava amarlo davvero. Lo ricopriva di baci, lo faceva sentire accolto e qualche volta lo invitava anche nel suo letto a dormire con lui - anche se c'aveva messo un sacco di tempo a decidersi. Non sapeva per quale motivo, ma sembrava che condividere il letto fosse anche più intimo che condividere il sesso.
C'erano altri giorni invece in cui a stento lo degnava di uno sguardo, finivano per scambiarsi qualche parola di convenienza e Merlin si ritrovava a fine giornata con un pugno di niente in mano. Era una relazione strana, anzi, forse non era nemmeno una relazione.
E pensare, che dichiararsi a lui gli era veramente costato molto caro; talmente caro che nemmeno le sedute dal migliore dello psicologo a volte riuscivano a farlo sentire in pace.
Il punto era semplice: lui era un tipo da prime mosse, e pertanto non riusciva mai a fermarsi e farsi corteggiare come si deve. Si era sempre fatto avanti lui, con tutti i suoi partner, e Arthur non aveva fatto eccezione. Per questo gli era costato caro, perché per una volta avrebbe voluto semplicemente aspettare e invece no, non c'era riuscito, neanche quella volta.
Alcune volte il suo atteggiamento era solo un sintomo di stanchezza: rincorrere le persone per troppo tempo può essere davvero sfiancante, altre volte invece era una vera e propria necessità, perché doveva capire se stava sprecando il suo tempo oppure no. E si sa, il tempo è davvero qualcosa di fondamentale nella vita di chiunque, specialmente nella sua.
Certo, specialmente nella sua.
Perché lui aveva aspettato, oh se aveva aspettato. Probabilmente avrebbero potuto dargli il premio dell'attesa maggiore, considerando che erano passati secoli. Non briscolini, secoli.
E non è facile passare secoli da soli sperando che la persona che ami - e che non sai nemmeno se ti ricambia, - torni.
Ma lui lo aveva fatto. E per questo il suo atteggiamento, la sua fretta, era un sintomo di stanchezza: perché non voleva più aspettare, non voleva più perdere nemmeno un attimo della sua vita. Voleva usare ogni istante per stare con Arthur; non per lavargli i panni, né per essere il suo consigliere, ma per stare con lui. Insieme.
Eppure, arrivare a quello step, non era stato facile.
"Arthur," erano seduti su una panchina del parco vicino casa di Merlin. Il parco si chiamava Camelot e no, non era un caso.
Arthur stava addentando il suo panino, mentre dei bambini sullo sfondo giocavano a palle di neve e lui pregava prepotentemente che nessuno di quelli decidesse di buttargliene una addosso in quel momento.
"Tu mi piaci," disse Merlin, e fu come una doccia fredda e ne era assolutamente consapevole, ma non poteva più tenerselo.
"E io ti piaccio?" chiese subito dopo, senza neanche dargli modo di finire di masticare il suo boccone per poter dire qualcosa.
Arthur sgranò gli occhi - quei meravigliosi occhi, degni di essere descritti come nei migliori romanzi harmony, - e cercò di deglutire, probabilmente chiedendosi cosa stesse passando per la testa dell'amico.
Sgranò gli occhi e Merlin si sentì sciogliere, letteralmente. O almeno, quello era ciò che sembrava fare il suo stomaco.
"Un po'... sì, ecco? Un po'? Ma certo che mi piaci Merlin, altrimenti perché mai dovrei voler passare così tanto tempo con te, non sono certo masochista," disse, bevendo poi un sorso d'acqua e fingendo di non essere troppo sconvolto. Tuttavia, Merlin poteva vederlo, era abbastanza sorpreso.
"Romanticamente, quindi?"
Arthur guardava davanti a sé e Merlin si sentiva un po' morire dentro, perché temeva che non avesse capito davvero il livello del suo interesse.
"Romanticamente," confermò, fermo.
Un bambino lanciò un'altra palla di neve, stavolta proprio in faccia a lui. Su un primo momento, Merlin avrebbe voluto piangere, ma poi guardò la faccia di Arthur e cominciò a ridere come un pazzo.
E finì così, con entrambi che ridevano e il cuore di Merlin che si scaldò ancora un po', per la sua dichiarazione così folle e imprevedibile e che sarebbe stata ricordata come "quella volta in cui Merlin si dichiarò a me e in tutta risposta ricevette una pallonata di neve in faccia".
Alla fine, comunque, c'era un bel cielo sereno e sembrava un ottimo giorno per un appuntamento.
"Merlin!"
Si voltò e Arthur spuntò di fronte a lui, con la sua immancabile camicia bianca - che lo faceva sembrare più angelico di quanto non fosse in realtà.
Ancora non sapevano se stavano davvero insieme. Quello era il primo appuntamento "vero" che gli concedeva, tra una scappata e l'altra. Prima c'erano state tante uscite, certo, ma erano da amici.
Quella volta, beh, quella volta era molto diverso.
Merlin aveva voglia di lasciarsi sorprendere e forse, per un istante, anche di aspettare un altro po'. Chissà che la vita non gli avrebbe riservato qualche sorpresa.
Magari non un'altra palla di neve in faccia, magari un bacio stampato fugacemente sulle labbra, magari un sorriso e, magari, le proprie dita intrecciate con quelle del ragazzo che amava così tanto.
Fandom: Merlin
Pairing: Merlin/Arthur
Wordcount: 1145
Prompt: Sereno/Neve
Challenge: Cow-t di landedifandom, team calico
Warning: Modern!AU
Note: non betata
Sembrava una bella giornata per un appuntamento.
Merlin aveva sempre trovato qualcosa di affascinante nel cielo sereno delle giornate invernali: era più azzurro, più intenso. Gli ricordava, in modo del tutto smelenso e per niente "virile", gli occhi della persona che amava di più al mondo.
Oh, santo drago, lo aveva davvero pensato? Aveva davvero paragonato gli occhi azzurri di Arthur a una giornata dal cielo limpido? Il prossimo step quale sarebbe stato? Fingersi una principessa in pericolo e farsi salvare?
Sperava di non scendere mai a tanto.
Tuttavia, si ritrovava spesso a fare elucubrazioni di vario genere sugli occhi del suo re. Un po' perché li vedeva fin troppo spesso - quando si svegliava la mattina, e prima di andare a dormire la sera, - un po' perché avevano la fantastica capacità di mostrare molto più di quanto un normale sguardo sarebbe autorizzato a fare - perché sì, dovevano esserci dei limiti.
Potevano essere freddi come il ghiaccio, oppure un azzurro intenso e caldo, quasi tendente al blu. Potevano comunicare la distanza, la freddezza, ma anche l'amore e il calore. Era incredibile, ma del resto, ogni cosa di Arthur era incredibile. Dalla sua cocciutaggine fino al suo sguardo.
E Merlin era perdutamente innamorato, ormai lo sapeva da tempo.
Essere innamorati in parte faceva schifo, in parte era davvero una sensazione meravigliosa. Era meraviglioso quando provava quel calore nel petto che lo faceva sentire vivo. Quando Arthur gli dava le sue attenzioni, quando lo sfiorava con la mano o anche solo quando gli rivolgeva un sorriso.
Era terribile quando si ritrovava nella sua stanza, con le gambe vicine al petto, chiedendosi se davvero ne valesse la pena, dopo l'ennesima discussione o dopo uno sguardo freddo, o dopo anche solo una considerazione in meno rispetto al solito.
Era difficile essere innamorati, specialmente quando l'amore veniva corrisposto a giorni alterni; c'erano giorni in cui Arthur sembrava amarlo davvero. Lo ricopriva di baci, lo faceva sentire accolto e qualche volta lo invitava anche nel suo letto a dormire con lui - anche se c'aveva messo un sacco di tempo a decidersi. Non sapeva per quale motivo, ma sembrava che condividere il letto fosse anche più intimo che condividere il sesso.
C'erano altri giorni invece in cui a stento lo degnava di uno sguardo, finivano per scambiarsi qualche parola di convenienza e Merlin si ritrovava a fine giornata con un pugno di niente in mano. Era una relazione strana, anzi, forse non era nemmeno una relazione.
E pensare, che dichiararsi a lui gli era veramente costato molto caro; talmente caro che nemmeno le sedute dal migliore dello psicologo a volte riuscivano a farlo sentire in pace.
Il punto era semplice: lui era un tipo da prime mosse, e pertanto non riusciva mai a fermarsi e farsi corteggiare come si deve. Si era sempre fatto avanti lui, con tutti i suoi partner, e Arthur non aveva fatto eccezione. Per questo gli era costato caro, perché per una volta avrebbe voluto semplicemente aspettare e invece no, non c'era riuscito, neanche quella volta.
Alcune volte il suo atteggiamento era solo un sintomo di stanchezza: rincorrere le persone per troppo tempo può essere davvero sfiancante, altre volte invece era una vera e propria necessità, perché doveva capire se stava sprecando il suo tempo oppure no. E si sa, il tempo è davvero qualcosa di fondamentale nella vita di chiunque, specialmente nella sua.
Certo, specialmente nella sua.
Perché lui aveva aspettato, oh se aveva aspettato. Probabilmente avrebbero potuto dargli il premio dell'attesa maggiore, considerando che erano passati secoli. Non briscolini, secoli.
E non è facile passare secoli da soli sperando che la persona che ami - e che non sai nemmeno se ti ricambia, - torni.
Ma lui lo aveva fatto. E per questo il suo atteggiamento, la sua fretta, era un sintomo di stanchezza: perché non voleva più aspettare, non voleva più perdere nemmeno un attimo della sua vita. Voleva usare ogni istante per stare con Arthur; non per lavargli i panni, né per essere il suo consigliere, ma per stare con lui. Insieme.
Eppure, arrivare a quello step, non era stato facile.
"Arthur," erano seduti su una panchina del parco vicino casa di Merlin. Il parco si chiamava Camelot e no, non era un caso.
Arthur stava addentando il suo panino, mentre dei bambini sullo sfondo giocavano a palle di neve e lui pregava prepotentemente che nessuno di quelli decidesse di buttargliene una addosso in quel momento.
"Tu mi piaci," disse Merlin, e fu come una doccia fredda e ne era assolutamente consapevole, ma non poteva più tenerselo.
"E io ti piaccio?" chiese subito dopo, senza neanche dargli modo di finire di masticare il suo boccone per poter dire qualcosa.
Arthur sgranò gli occhi - quei meravigliosi occhi, degni di essere descritti come nei migliori romanzi harmony, - e cercò di deglutire, probabilmente chiedendosi cosa stesse passando per la testa dell'amico.
Sgranò gli occhi e Merlin si sentì sciogliere, letteralmente. O almeno, quello era ciò che sembrava fare il suo stomaco.
"Un po'... sì, ecco? Un po'? Ma certo che mi piaci Merlin, altrimenti perché mai dovrei voler passare così tanto tempo con te, non sono certo masochista," disse, bevendo poi un sorso d'acqua e fingendo di non essere troppo sconvolto. Tuttavia, Merlin poteva vederlo, era abbastanza sorpreso.
"Romanticamente, quindi?"
Arthur guardava davanti a sé e Merlin si sentiva un po' morire dentro, perché temeva che non avesse capito davvero il livello del suo interesse.
"Romanticamente," confermò, fermo.
Un bambino lanciò un'altra palla di neve, stavolta proprio in faccia a lui. Su un primo momento, Merlin avrebbe voluto piangere, ma poi guardò la faccia di Arthur e cominciò a ridere come un pazzo.
E finì così, con entrambi che ridevano e il cuore di Merlin che si scaldò ancora un po', per la sua dichiarazione così folle e imprevedibile e che sarebbe stata ricordata come "quella volta in cui Merlin si dichiarò a me e in tutta risposta ricevette una pallonata di neve in faccia".
Alla fine, comunque, c'era un bel cielo sereno e sembrava un ottimo giorno per un appuntamento.
"Merlin!"
Si voltò e Arthur spuntò di fronte a lui, con la sua immancabile camicia bianca - che lo faceva sembrare più angelico di quanto non fosse in realtà.
Ancora non sapevano se stavano davvero insieme. Quello era il primo appuntamento "vero" che gli concedeva, tra una scappata e l'altra. Prima c'erano state tante uscite, certo, ma erano da amici.
Quella volta, beh, quella volta era molto diverso.
Merlin aveva voglia di lasciarsi sorprendere e forse, per un istante, anche di aspettare un altro po'. Chissà che la vita non gli avrebbe riservato qualche sorpresa.
Magari non un'altra palla di neve in faccia, magari un bacio stampato fugacemente sulle labbra, magari un sorriso e, magari, le proprie dita intrecciate con quelle del ragazzo che amava così tanto.