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Titolo: Da grandi poteri...
Fandom: Trollhunters
Personaggi: Jim Lake Jr, Claire Nunez
Cow-t: Missione 3 - Teatro, Weird Messages e Ossessione (Team Aliante)
Wordcount: 861
Note: non betata, as usual


Jim era ossessionato dal suo ruolo di Romeo, tanto quanto lo era dall'idea di essere diventato un Trollhunter. Le due cose, in qualche modo, sembravano essere correlate: entrambe non erano state "esattamente volute" ed entrambe sembravano presagire un sacrificio di qualche tipo. Uno teatrale e l'altro effettivo, e Jim Lake, in fondo, non voleva provare nessuno dei due.

Era un ragazzo semplice: voleva andare a scuola, aiutare sua madre, vivere la propria vita con qualche avventura non troppo rischiosa, andare in bici e sognare una vespa. Questo era tutto ciò che chiedeva Jim Lake Jr dalla vita e tutto ciò che sembrava non poter ottenere.
Ah, forse in realtà c'era un'altra cosa che Jim voleva più della tranquillità e di un'avventura serena, e quel qualcosa - anzi, qualcuno, - era Claire.

Era letteralmente ossessionato da lei.

Claire era sempre stata nel suo cuore e mai nella vita avrebbe pensato di potersi avvicinare a lei in qualche modo. Sembrava sempre essere distante e l'unica cosa che riusciva a fare bene con lei erano le figuracce. Ne aveva già fatte una discreta quantità quando lei nemmeno sapeva il suo nome e, in fondo, si diceva, era meglio così. Perché meglio non essere ricordati piuttosto che farlo per le cose sbagliate, no?
Comunque, di certo la sua collezione non era finita.

Come quella notte, che una volta tornato dal mercato dei Troll, aveva ingerito chissà quale roba che gli avevano spacciato come potenziamento per la sua velocità - fallendo miseramente - e si sentiva come se fosse stato ubriaco.
Si era buttato a letto per dormire o almeno per provarci e in preda a qualche istinto di dignità suicida, aveva cominciato a scrivere messaggi in uno spagnolo improbabile a Claire, senza nemmeno rendersi conto del contenuto.

Se avesse potuto vedersi da "sobrio", probabilmente si sarebbe preso a schiaffi da solo.

"Hola chica como estas?" il primo messaggio recitava una farcitura di stereotipi ed errori da far impallidire anche il più scarso professore di spagnolo.
Il resto seguì nella lingua madre, peccato per il contenuto e peccato fosse notte fonda - o per fortuna.

"Io sto mui male, no posso lo còntinuare così... Io sono..."

Il telefono gli cadde in faccia poco dopo e la tastiera compose da sola qualche parola, continuando a mandare messaggi a Claire.

Poco dopo Jim venne svegliato dalla vibrazione del suo stesso telefono.

Merda.

"Jim, smettila di mandare messaggi strani a quest'ora. Si può sapere che diavolo ti prende?"
E in quel momento, anche se non era abbastanza sobrio per comprenderlo fino in fondo, Jim voleva soltanto morire e scomparire per poi tornare e morire di nuovo.

Smise di rispondere, decidendo di far finta di non aver letto niente né fatto niente, ancora piuttosto stordito da quello che doveva essere l'effetto del tonico.
Chiuse gli occhi e il sonno lo avvolse di nuovo senza troppe cerimonie.

L'indomani Jim si sentì più frastornato che mai. Andò a scuola con degli occhiali da sole, la luce era davvero troppo forte. Per quanto ne sapeva lui, effettivamente, quelli sembravano tutti gli effetti di una sbornia, peccato che, almeno per ciò che ne sapeva lui, non avesse ingerito nemmeno una goccia di alcool.

Quel pomeriggio ci sarebbero state di nuovo le prove a teatro e lui non si sentiva minimamente in grado di recitare, né sicuro di ricordare addirittura le battute. Il mal di testa era decisamente troppo forte.

"Jim Lake Jr!" al suo nome, Jim si voltà, trovando di fronte a sé una Claire con il telefono tra le mani. "Vuoi darmi una spiegazione? Sei impazzito? E cosa sono quegli occhiali?"
"Io... Claire, ti dispiace abbassare un po' la voce?"
"No, sul serio, Jim. Smettila di fare l'idiota. Che significa che sono la tua ossessione?"
Jim arrossì, facendo due passi indietro.

"Ma non lo so Claire! Senti, stanotte ero... ecco, come se fossi stato ubriaco, ok? Non farmi domande e cancella quei messaggi," bofonchiò, portandosi una mano alla testa. Che cavolo di casino aveva fatto. Neanche si ricordava di averli mandati, anzi, forse lo aveva composto automaticamente il suo telefono? Boh. Che ne sapeva. Voleva soltanto morire.

"Cancella e non fare domande? Io sono senza parole. E che faccia hai? Lo sai che se non verrai alle prove oggi verrà Palchuck? E io sinceramente non ho alcuna voglia di avere lui come Romeo, quindi ti prego Jim, vedi di riprenderti presto e vieni."

Jim sospirò, sentendosi a metà tra l'irritato e in colpa.

"Ci sarò," rispose, secco.

Claire andò via, lasciandolo lì e Jim si avvicinò agli armadietti, appoggiandosi a uno di essi. Era tutto troppo complicato.
La sua vita da Trollhunter era cominciata da poco, ma sentiva decisamente già il peso e non sapeva se fosse veramente pronto ad accogliere tutto ciò. Probabilmente no, ma a quanto pareva, non era così importante la sua opinione in merito. Doveva semplicemente smettere di pensare e porsi problemi, ma allenarsi, diventare qualcuno. Un bravo Trollhunter, magari un bravo "amante" e, perché no, un bravo attore.
Ah, e com'era quella frase?
"Da grandi poteri derivano grandi respo nsabilità"?
Beh, sicuramente, adesso ne comprendeva il senso.

Si diresse verso il teatro, stringendo nella mano destra il suo amuleto.
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