[Capitolo 1] The smell of coffee
Mar. 22nd, 2019 02:09 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Capitolo: 1
Rating: Safe (il primo)
Fandom: Detroit: Become Human
Pairing: Hank/Connor - Hank Anderson, Connor RK800
Prompt: Anfibio
Avvertimenti: (Coffeeshop) What If - Siamo nel 2038, ma Cole è vivo e Hank è un po' diverso da quello che conosciamo (non avendo subito il trauma della morte di Cole). L'ambientazione, tuttavia, rimane la stessa del gioco.
Wordount: 3342 (ldf)
Note: Non è betata. Wow, such surprise :'D. Lo sarà in futuro, e avrà anche un secondo capitolo.
La storia partecipa al cow-t di Lande Di Fandom per il team Eva-Lirica, missione resurrezione.
"La pioggia si infrangeva sul terreno con inaudita potenza, i tuoni e i fulmini rombavano nel cielo, spaccando il silenzio che si era creato tra il principe e il ranocchio. L'uomo se ne stava lì, di fronte a lui, completamente bagnato e aspettando che..."
"Papà ma perché non cercano riparo?"
Hank tossicchiò, guardando il libro e passandosi una mano dietro la nuca.
"Perché è un momento di suspance, non credo che sia la cosa più importante, adesso."
Cole emise un versetto e incrociò le braccia.
"... e aspettando che il principe facesse qualcosa per rompere l'incantesimo. Non voleva più essere un rospo e avere quel brutto aspetto, voleva diventare un bel principe anche lui, esattamente come l'uomo che aveva di fronte, alto, statuario e ben vestito.
Il principe, allora, fece un passo avanti, si chinò verso di lui e lo prese tra le mani, tenendolo sopra i palmi. Ci fu un momento di attesa, finché, finalmente, le loro labbra non-" Hank proseguì la lettura solo con gli occhi e guardò Cole, il quale, nella sua totale innocenza, attendeva il resto della storia.
"E?"
"E... vissero felici e contenti. Il ranocchio tornò umano ed è tremendamente tardi per i bambini della tua età. Guarda che ora si è fatta," indicò la sveglia sul comodino, la quale lampeggiava di una luce azzurra e rifletteva l'orario sulla parete di fronte.
Cole gonfiò le guance, contrariato.
"Ma io volevo sapere il resto!"
Hank sorrise, chinandosi per dargli un bacio sulla fronte e sistemargli le coperte.
"Domani sera, ok? Che ne dici?"
"Mh, okay," rispose poco convinto, il bambino.
Da quando la madre di Cole se ne era andata per scappare con un altro uomo, Hank si era ritrovato ad essere un padre single e, nonostante tutto, quel compito non era semplice. C'erano un sacco di cose da fare e che non sempre riusciva a tenere insieme: la spesa, portare Cole a scuola, pulire casa, le medicine, le visite mediche, gli amici...
La sua vita era sempre più pesante e difficile, il lavoro risucchiava il novanta percento del suo tempo, ma nonostante ciò, per il suo piccolo avrebbe fatto di tutto. Davvero di tutto. Anche leggergli favole della buonanotte che gli facevano venire i complessi esistenziali.
Principi, regni, ricchezza. Lui non aveva niente di tutto ciò. Era più simile al ranocchio della storia che gli stava leggendo: un uomo un po' burbero che si sentiva sempre troppo in difficoltà a parlare di sentimenti e che si era trasformato per colpa di una maledizione d'amore. Lui ancora non era arrivato a quel punto, ma da quando sua moglie lo aveva lasciato, sicuramente era diventato sempre più simile a quell'animale.
In più... beh, c'era dell'altro.
Si sedette sul divano, si assicurò di non avere nessuno alle spalle e aprì Grindr, un'applicazione d'incontri con altri uomini.
Ebbene sì, al di là di ciò che molti altri maschi etero potessero pensare di lui a lavoro, Hank Anderson era disperatamente alla ricerca di un uomo. Non era omosessuale o almeno, non credeva di esserlo. Aveva amato Janet con ogni fibra di se stesso, finché era durata. Tuttavia, aveva sempre avuto un certo interesse anche nel genere maschile, anche se non lo aveva mai espresso. Così, una sera in cui aveva alzato un po' di più il gomito, si era ritrovato a baciare un uomo e non si era nemmeno reso conto di come fosse successo.
Sul lavoro aveva evitato di spargere troppo la voce: nonostante fosse il duemilatrentotto, non era sempre ben visto un agente di polizia con tendenze omosessuali, specialmente tra i più vecchi che ancora potevano "vantare" di un background legato a un periodo storico non del tutto tollerante sull'argomento.
Scrollò l'interfaccia della app, cercando con svogliatezza. Non voleva davvero sempre cercare sesso su quei portali, a volte gli faceva piacere anche scambiare qualche chiacchiera. Certo, non era raro che sotto i suoi occhi capitassero uomini giovani e magri come piacevano a lui, tuttavia, non lasciava sempre parlare gli ormoni.
Si fermò soltanto quando una foto attirò la sua attenzione. Poteva vedere soltanto dalle labbra in giù. La persona ritratta aveva una camicia bianca perfettamente abbottonata e una mano sul nodo della cravatta. Aprì il profilo per curiosità. "Con_" era il nickname, aveva trentadue anni - o così recitava il profilo - e uno spiccato interesse per la cultura.
Hank socchiuse le labbra, pensando se contattare o meno quel giovane uomo. Il suo profilo sembrava matchare con i propri interessi, ma non era sicuro di volerlo importunare. C'erano comunque vent'anni di differenza e ogni volta che si trovava di fronte a situazioni del genere, si sentiva in imbarazzo.
Scrollò in avanti, cercando altro. Non poteva ospitare a casa nessuno e non poteva uscire, perciò era davvero soltanto un momento di distrazione.
Poi, improvvisamente, una notifica.
00:45 am
Con_: Ti ho visto...
Hank si fermò a fissare il messaggio. Il profilo che aveva visitato prima lo stava contattando...
Beh, non rispondere sarebbe stato maleducato, no?
00:46 am Frog85: Ops, beccato
Con_: come mai non hai provato a scrivermi?
Hank distese le gambe sul divano. Aveva pure un nickname stupido e se ne vergognava un po', ma da quando aveva cominciato a leggere quella favola a Cole non poteva far a meno di riscontrarsi nel personaggio del ranocchio. Dio, se era messo male.
Frog85: potrebbero avermi fermato i nostri vent'anni di differenza.
*Con_ sta digitando...* Hank aspettò almeno per qualche minuto la risposta; che stesse cancellando e riscrivendo? Si morse il labbro inferiore, aspettando con ansia. Che non lo avesse notato fino a quel momento?
00:54 am Con_; L'ho visto. E' un problema per te? Perché per me non lo è...
Frog 83: No, nessun problema.
Con_: E poi sul mio profilo c'è scritto.
Frog85: cosa?
Con_: mi piacciono gli uomini maturi. Cominciò a sudare e si toccò il collo della maglietta grigia che stava indossando. Improvvisamente gli sembrava troppo stretto, perché tutti gli scenari che si stava immaginando erano così... profondamente...
Frog85: allora sono fortunato. E cos'altro ti piace?
"Papà?" una voce interruppe le sue fantasie e anche la sua conversazione. Hank si voltò di scatto e, all'ingresso del salone, Cole si strofinava un occhio trascinando maldestramente il suo peluche preferito per una zampa.
"Oh... Cole, cosa ci fai sveglio?" spense immediatamente lo schermo del telefono, mettendolo in stand-by.
"Non riesco a dormire," borbottò.
Hank sorrise. Avrebbe dovuto farsi scendere immediatamente tutta l'eccitazione che stava provando fino a qualche secondo prima. Inspirò e si alzò, andando verso il bambino e piegandosi sulle ginocchia, sorridendogli e dimenticando, almeno per qualche minuto, ciò che era successo fino a quel momento.
"Vieni qui," lo prese in braccio. Per lui Cole era davvero leggero. Se c'era qualcosa che sicuramente Hank aveva, era la forza. Un po' grazie al suo lavoro, un po' grazie alla stazza.
Cole si accoccolò al suo petto e Hank si sistemò sul divano, prendendo poi il telecomando e cominciando a cercare qualche cartone in tv che aveva salvato sul cloud.
"Finisci la storia di prima?" domandò poi il bambino, assonnato ma ancora abbastanza vigile per fare domande.
"Mh, non preferisci qualche episodio del tuo cartone preferito?"
Cole si portò una mano alla bocca e sbadigliò. "Va bene..." mugugnò, lentamente.
Passarono dieci minuti e il piccolo crollò tra le sue braccia. Hank sorrise.
Da quando Janet se ne era andata, Cole faceva molta più fatica a dormire da solo. Non perché Janet passasse chissà quanto tempo in stanza con lui, ma forse gli mancava una seconda figura genitoriale, un riferimento.
L'amarezza aveva preso il sopravvento, mentre il suo cellulare continuava a lampeggiare di lato, segnalando delle notifiche.
Forse il giovane uomo di prima stava continuando a scrivergli. Serrò le labbra, incuriosito. Non poteva aprirle con Cole lì, si sarebbe sentito troppo sporco e anche un po' sbagliato. Chiuse gli occhi, abbandonando la testa sullo schienale del divano, cominciando a sentire il sonno prendere il sopravvento.
Si addormentò così, con Cole vicino e aggrappato a lui, mentre la tv mandava in sottofondo dei cartoni animati che nessuno dei due stava guardando.
L'indomani, il primo a svegliarsi fu Cole, il quale allungò immediatamente una mano verso il viso del padre, accarezzandolo.
"Papà!" esclamò, "papà è mattina!" balzò sulle sue gambe, entusiasta. Era estate, perciò Cole non andava a scuola. C'era una signora anziana, la vicina, che si prendeva cura di lui. Avrebbe potuto semplicemente prendere un androide domestico e far sì che fosse quest'ulimo a prendersene cura, ma Hank voleva che Cole crescesse il più possibile con gli umani. Ancora non aveva un'idea precisa sugli androidi, in verità. Era qualcosa di cui per il momento poteva fare a meno, e poi alla signora Figg sembrava sempre far piacere badare a Cole.
"Mmmh," mugugnò, aprendo lentamente gli occhi, "ancora cinque minuti?"
"No! Devi andare a lavoro!" esclamò il bambino, con aria di chi sapeva di essere estremamente diligente.
Hank sorrise, scompigliando i capelli del piccoletto.
"E va bene. Però oggi facciamo colazione fuori, ti va?" chiese, sapendo di ricevere una risposta più che entusiasta. "Sììì!"
"Allora dai, vai a cambiarti!" Cole scomparve nell'arco di mezzo minuto, correndo nel bagno pronto a lavarsi e vestirsi.
Hank sorrise, passandosi una mano tra i capelli. Guardò il cellulare, colpevole. Voleva leggere il resto dei messaggi che gli aveva mandato "Con_" quella notte.
Si abbassò e lo prese, leggendo e sedendosi di nuovo sul divano. Non aveva molto tempo, ad ogni modo.
1:02 am
Con_: Dipende. Mi piace leggere, mi piacciono i telefilm crime, mi piacciono gli uomini che sanno quello che vogliono...
Con_: Però forse non piacciono a te. Non capisco, ho detto qualcosa di sbagliato?
1:45 am.
Con_: Ok, deduco che sei crollato a dormire. Se vorrai mi troverai di nuovo qui, mio caro Frog85.
1:53 am.
Con_: Scusa, un'altra cosa. Come mai questo nickname? Sei per caso un appassionato di rane? O somigli a una rana? No, ok...
Con_; non è carino da dire. Scusami.
1:54 am
Con_: Vado a dormire. Buonanotte, anche se è stato breve.
I messaggi si interruppero e Hank provò a scrollare ulteriormente. Aveva insistito parecchio per non aver ricevuto risposta. Chissà, forse era ancora recuperabile.
Era ironico, perché non sapeva assolutamente niente di quel tizio, ma al tempo stesso era davvero curioso di scoprire di più.
Non aveva un flirt serio da un po' di tempo, salvo qualche scappatella in qualche locale quando la signora Figg accettava di tenere Cole anche la sera e, in generale, si sentiva sempre piuttosto in colpa.
In oltre gli anni stavano passando e lui si sentiva sempre più... vecchio e inadeguato. Incapace di flirtare.
"Sono pronto!" Cole tornò in sala, fresco e pulito con un sorriso a tretadue denti. Hank si alzò e ripose il telefono nella tasca posteriore dei pantaloni.
"Allora aspetta cinque minuti, anche papà si da una sistemata e usciamo, ok?"
"Okay!"
*
Fuori faceva davvero caldo e neanche la divisa estiva sembrava bastare per sconfiggere la sensazione di afa e pesantezza che riusciva a dare l'estate. Hank tirò fuori i suoi occhiali da sole e aprì la portiera della macchina, lasciando entrare Cole e mettendosi alla guida.
"Ieri ha aperto una nuova caffetteria non troppo lontano da qui. Vogliamo provare a mangiare lì?" chiese l'uomo, guardando il ragazzino.
"Sì! Ci sono le ciambelle?"
"Non possono non avere le ciambelle," Hank sorrise, mettendo in moto la macchina.
Cole sorrise entusiasta e prese la propria console portatile, cominciando a giocare durante il tragitto.
"Piccoletto, dopo lo riponi quello, sì? Sai che devi studiare?"
"Sì papà, però... ora voglio giocare un pochino."
Il viaggio proseguì in silenzio, mentre Hank si godeva un po' la brezza che entrava in macchina e il cielo sereno di quella giornata. Era felice di avere il suo bambino, gli voleva un gran bene e per lui avrebbe davvero fatto di tutto.
Arrivò di fronte alla nuova caffetteria e parcheggiò la macchina di fronte. Era ancora una delle poche in circolazione con il cambio manuale e la necessità di essere effettivamente guidata, ma lui piaceva così. Era un po' alla vecchia maniera, nonostante ormai non fosse più il periodo storico delle macchine meccaniche. Insomma, avevano gli androidi.
Il locale era ampio e da fuori si presentava come un posto colorato, luminoso. Quasi strano per una zona come Detroit, che in fondo non era poi il massimo della gioiosità.
Chiuse la macchina e prese Cole per mano, conducendolo dentro il negozio.
Le porte automatiche si aprirono di fronte a loro e un buonissimo odore di caffè inondò immediatamente le narici di entrambi. Hank sorrise, pregustando già un bel frappuccino e Cole si diresse immediatamente verso la vetrina con i dolci. Lo seguì, sorridendo e notando che dietro al bancone c'era un ragazzo giovane pronto a servirli.
"Posso esservi utile?" chiese gentilmente. Indossava un grembiule color crema, colore predominante in tutta la caffetteria, sopra il quale era stampato il logo.
"Oh sì, due minuti per decidere e..." "Io voglio quella!" esclamò Cole, puntando il dito contro il vetro e indicando una ciambella glassata col cioccolato.
"Ottima scelta piccolino. Queste ciambelle sono tutte di produzione artigianale. Quella è ricoperta di cioccolato fondente e ripiena con cioccolato al latte. Va bene?" chiese il giovane, guardando Hank, il quale non lo aveva ancora osservato con troppa attenzione.
"Sì!" Esclamò il ragazzino con convinzione e il cassiere passò a Cole la ciambella con un tovagliolo.
"E invece per lei?" chiese poi. Hank guardò i muffin e si morse il labbro inferiore.
"Direi che un frappuccino e un muffin al triplo cioccolato andranno bene," ordinò, sorridendo e alzando finalmente lo sguardo verso il cassiere.
La sensazione che provò su un primo momento fu strano, perché ebbe l'impressione di averlo già visto, ma era impossibile perché in realtà, probabilmente, non lo aveva mai incontrato prima.
Sul suo braccio destro brillava una fascia azzurra e sulla sua tempia un led dello stesso colore.
Forse era semplicemente una serie di androidi che aveva già intravisto in tv, magari in una pubblicità.
"Allora fanno otto dollari e cinquanta," disse, porgendo il pos. Hank appoggiò il cellulare su di esso e pagò così, l'androide gli porse lo scontrino.
Hank fece vagare gli occhi sul volto del giovane androide: era molto bello, bisognava ammetterlo. Le labbra, specialmente, gli sembravano davvero familiari.
Cercò di non risultare troppo strano e distolse lo sguardo, passandosi una mano dietro al collo con fare imbarazzato. Fortunatamente gli androidi non potevano davvero identificare i sentimenti umani, o almeno credeva.
Il giovane cassiere gli porse il frappuccino e il muffin, nel prenderli le loro mani si sfiorarono per un attimo e Hank si sentì uno stupido nel provare un brivido a quel contatto.
Sorrise al cassiere, sebbene fosse un androide e prese la mano di Cole per portarlo verso un tavolo. Il bambino si voltò un paio di volte verso il giovane e gli sorrise.
"Papà, ma quello è un androide?" chiese poi, sedendosi e sollevandosi con entrambe le mani sulla sedia.
"Sì piccoletto, è un androide."
"Ma lui non mangia?" domandò poi, inclinando la testa.
"No, però può comunque cucinare. Molti androidi sono bravi a farlo," spiegò, addentando il suo muffin e, dannazione, se era buono. Probabilmente uno dei migliori che avesse mai mangiato a Detroit.
"La ciambella è buonissima!" esclamò Cole, felicissimo. "Ne voglio altre!" "No, per oggi una. Domani potremmo tornare però," disse, accarezzandogli la testa.
Da lontano, il barista li osservava con un sorriso, mentre serviva un altro cliente. Lo sguardo del giovane androide incrociò quello di Hank, il quale lo abbassò poco dopo, timidamente.
Per ciò che ne sapeva, gli androidi non provavano sentimenti, perciò quel gesto poteva voler dire tutto e niente e, soprattutto, figuriamoci se uno come lui si sarebbe mai messo a flirtare davvero con un androide.
La verità era, molto più semplicemente, che si sentiva spesso troppo solo.
Uscirono dalla caffetteria poco dopo. Erano le dieci e sarebbe dovuto essere in ufficio da un pezzo, o chi lo avrebbe sentito Jeffrey? O peggio, quel palo in culo di Gavin? Nell'ultimo periodo gli assegnavano sempre più casi insieme e Hank non riusciva proprio a reggerlo. Gavin era il tipico bulletto che pensava di avere il mondo in mano, sempre scontroso e con l'idea di essere migliore del prossimo. Non sopportava quegli atteggiamenti, non in un agente.
"Posso venire con te a lavoro?" chiese Cole, alzando lo sguardo verso il padre.
"Sai che la centrale non è posto per bambini, però un giorno ti prometto che potrai venire con me, okay?"
"Okay," rispose, perplesso. Hank non poteva certo portare con sé Cole, ma senz'altro un giretto alla centrale avrebbe potuto farglielo fare, una volta tanto.
Dopo aver lasciato Cole dalla signora Figg, la quale si congratulò per l'ennesima volta per la bellezza e la gentilezza del bambino, Hank si diresse verso la centrale. Parcheggiò la macchina e si concesse qualche minuto per sé, prendendo il cellulare e scrollando le notifiche. Istintivamente, decise di aprire di nuovo l'applicazione di incontri che aveva utilizzato la notte prima. Forse sarebbe stato educato rispondere al tipo che si era degnato di considerarlo?
10:10 am
Frog85: Ciao, scusami per ieri sera... Ho avuto degli imprevisti e non ho potuto rispondere ai tuoi messaggi.
Hank avrebbe voluto proseguire il messaggio dicendogli quali fossero i suoi impegni. Ma quanto poteva essere attraente un padre single per un giovane trentenne? Non si vergognava di essere il padre di Cole, al contrario, era una cosa di cui andava estremamente fiero e se avesse potuto, avrebbe mostrato a tutto il mondo quanto il suo bambino fosse fantastico e speciale, ma in quelle occasioni meno informazioni dava su se stesso, forse meglio era.
10:12 am
Frog85: Ora sto andando a lavoro, ma mi piacerebbe continuare a parlare con te quando vuoi. Sperando di non aver ucciso il tuo interesse... Ah, per quanto riguarda il mio nickname, è una storia lunga. Potrei raccontartela, forse.
Hank chiuse il cellulare e uscì dalla vettura. Jeffrey lo avrebbe rimproverato di sicuro.
C'era fermento quel giorno alla centrale. Hank aveva passato il tesserino e non appena aveva varcato le soglie del dipartimento, poté vedere una forte agitazione tra alcuni dei suoi colleghi.
"Che succede?" chiese, avvicinandosi a Ben, il quale se ne stava appoggiato alla scrivania con le braccia incrociate.
"Oggi un androide ha assassinato un'intera famiglia..." disse, guardando Hank "pare che si stia diffondendo un errore negli androidi che li porta a compiere gesti terribili, o così dicono. Secondo me c'è altro."
Ben era un suo vecchio amico e avevano fatto carriera assieme. Hank era diventato tenente da molto giovane, in quanto uno dei migliori lì al dipartimento di Detroit, entrambi avevano una certa stima reciproca l'uno per l'altro.
Incrociò le braccia, accigliandosi.
"E la CyberLife?" domandò poi.
"La CyberLife ancora non si è espressa," rispose, facendo il giro della scrivania per sedersi. "Aspettiamo notizie."
Hank fece una smorfia, scuotendo la testa. Non era una bella situazione e da lì probabilmente si sarebbero mossi una serie di casi sull'esistenza degli androidi che avrebbero dominato il dipartimento in quei mesi. Certo, poteva essere solo un caso isolato, e la CyberLife per proteggere il suo mercato avrebbe potuto desiderare non far emergere troppo le notizie.
Aveva uno strano presentimento: sapeva che, per una ragione o per un'altra, sarebbe stato lui a occuparsi di quella vicenda. Era piuttosto ovvio.
"Schifosi androidi," mugugnò Gavin, con le mani in tasca mentre dei colleghi parlavano tra di loro "fosse per me andrebbero distrutti tutti. Continuano a rubarci il lavoro."
Quella era la frase più comune che poteva sentire negli ultimi tempi. Si stava diffondendo un malcontento generale attorno alla figura degli androidi, dato dalle posizioni sempre più occupate da loro anziché dagli umani.
Hank non aveva ancora un'idea precisa al riguardo, semplicemente non provava troppa simpatia nei confronti della tecnologia, ma non se la sentiva di essere categorico come il collega. Anche perché, doveva ammetterlo, gli umani non erano una razza poi così brillante.
Il suo cellulare vibrò ancora, distraendolo. Aprì la notifica e trovò un messaggio sull'applicazione di incontri.
10:37 am
Con_: Stavo lavorando, sono in pausa. Mi piacerebbe sentire la tua storia, Frog85.