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[Capitolo 2] Please Don't Say You Love Me
Titolo: Please don't say you love me
Fandom: Star Wars
Capitolo: 2
Pairing: Rey/Ben Solo
Avvertimenti: College AU!
Prompt: Pasticceria "il Cannolo" per la squadra Aliante del Cow-t. Missione 3
Note: non betata
Wourdcount: 4000 parole (landedifandom)
Erano passati altri tre mesi e Ben Solo ormai si deva sempre e soltanto accanto a lei. Rey lo sapeva e aveva cominciato quasi a tenergli il posto. Beh, certo sempre meglio avere lui come compagno di banco piuttosto che chiunque altro. Ben era discreto - e non solo fisicamente. Non la importunava quasi mai durante le lezioni, non le faceva domande, non le chiedeva gli appunti e, soprattutto, era molto silenzioso in generale. Non le dispiaceva questa caratteristica, anzi, era senza dubbio un punto a suo favore.
Qualche volta si scambiavano qualche sguardo d’intesa durante le lezioni, nel caso in cui ci fosse qualche argomento interessante o qualche battuta. Rey aveva anche cominciato ad apprezzare la sua compagnia in quel senso e forse, in fondo, voleva circondarsi un po’ di più della presenza di Ben Solo.
Se lo diceva anche quando usciva dall’aula e lo vedeva scomparire dietro l’angolo. La sua figura, così ingombrante agli occhi tanto quanto nella sua mente, svaniva e rimaneva lì al tempo stesso. Forse perché per qualche motivo rimaneva sempre ancorata ai suoi pensieri.
Mentre tornava nella sua stanza, il cellulare vibrò più volte. Infilò la mano nella tasca destra ed estrasse lo smartphone. C’erano cinque messaggi da parte di Ben.
“Ehi Rey…”
“Che ne dici di venire a cena in un posticino vicino al campus?”
“Non è troppo lontano e ti potrei riaccompagnare a casa…”
“Solo se vuoi ovviamente.”
“So che domani abbiamo lezione e non ti preoccupare, torniamo presto.”
Fissò i messaggi per qualche minuto abbondante, avrebbe davvero voluto dirgli di sì, ma non sapeva come fare; e se fosse diventata una cosa seria? Però non era nemmeno tanto sicura di piacere a Ben, non poteva sapere se effettivamente aveva intenzione di intraprendere qualcosa con lei, magari i suoi erano solo inviti da amico. Era molto solo - come lei, del resto, - e sarebbe stata una cosa razionale.
Ogni tanto lo vedeva uscire con un ragazzo, un certo Hux. Alto, capelli rossicci. Beh, per quanto ne sapeva lei poteva anche essere omosessuale, anche perché non pensava proprio di essere il tipo di Ben Solo, che per quanto non fosse il ragazzo più figo del campus, era sicuramente uno di quelli più attraenti.
Abbassò lo sguardo, vergognandosi un po’ nel pensare a lui in quei termini.
Spense lo schermo per qualche secondo, voleva avere il tempo di pensarci, mentre nello stomaco si formava qualcosa di sempre più simile a una morsa che la stringeva con forza.
Sarebbe stato bello, per una volta, essere nel mirino di un ragazzo come lui.
Si passò le mani sul viso.
Non sapeva nemmeno lei cosa voleva e questa cosa la rendeva tremendamente frustrata. Una banale amicizia? Qualcosa di più?
Uscire non l'avrebbe uccisa per una volta e ormai poteva fidarsi di Ben.
Ci avrebbe dormito sopra.
- E avrebbe detto no. -
Le scuse stavano per finire e doveva ammettere che Ben aveva una grandissima tenacia e che non aveva mai conosciuto uno così testardo. Da un lato questa cosa la faceva sentire profondamente desiderata, dall'altra si sentiva nella trappola del ragno: in un certo senso sembrava che finché non avrebbe detto di sì, Rey non sarebbe mai e poi mai potuta sfuggire al suo interesse. Ancora non sapeva che genere di interesse fosse, in effetti, quindi stava comunque peccando di arroganza all'idea di essere corteggiata da lui.
Un giorno, però, accadde qualcosa che la lasciò interdetta.
Arrivò al solito orario alla lezione, ovvero quasi venti minuti prima. Era pronta a prendere il proprio posto, quando vide che Ben era seduto poco più avanti con un'altra ragazza. Il cuore di Rey sprofondò e sentì le guance avvampare. Buttò, facendo di proposito più rumore del necessario, la borsa sul banco e si sedette incrociando le braccia e chiedendosi se Ben l'avesse notata.
La ragazza sembrava particolarmente presa da ciò di cui stavano parlando e si chiese per quale motivo anche lei non riuscisse ad aprirsi con la stessa facilità.
Comunque, ora aveva tutte le risposte alle sue domande, che alla fine erano una soltanto: quanto era stupida da uno a centomila a farsi scappare Ben Solo?
Centomila, ed era abbastanza evidente.
Ben si voltò un microsecondo e i loro sguardi si incrociarono. A giudicare da ciò che aveva intravisto dai suoi occhi e dalle parole non dette, Ben aveva assolutamente notato la sua presenza anche da prima, ma aveva scelto volontariamente di non sedersi lì con lei.
Si sarebbe voluta avvicinare e fare mille domande, ma la verità era che non ne aveva alcun diritto, perché nonostante ciò, Ben Solo non era suo e non aveva alcun diritto di chiedergli cose, né di comportarsi in modo possessivo. Per altro, perché mai avrebbe dovuto farlo? Qual era lo scopo?
Aveva rifiutato così tante volte i suoi inviti che sembrava la cosa più naturale del mondo, non sapeva nemmeno più perché avrebbe dovuto continuare ad interessarsi a lei. Al posto suo di certo non lo avrebbe fatto.
Tuttavia, nonostante la razionalità che poteva cercare di utilizzare in quel frangente, la cosa migliore - ma di certo non la più matura, - le sembrò quella di imbronciarsi e incrociare le braccia come una bambina di cinque anni.
La lezione cominciò ma lei, nonostante fosse lì, poteva giurare di non aver sentito nemmeno mezza parola. Guardava assente la lavagna, mentre quella ragazzetta continuava a condividere il suo tempo con Ben e gli sussurrava qualcosa nell'orecchio. Cosa non era dato saperlo, ovviamente.
Lei, nel frattempo, aveva voglia di spezzare la matita con cui stava scrivendo e aveva rotto la punta già almeno tre volte e, probabilmente, avrebbe continuato a farlo.
Se avesse potuto far prendere fuoco a qualcosa, probabilmente lo avrebbe fatto e non se ne sarebbe pentita nemmeno per un secondo. Non immaginava di poter essere una persona gelosa, ma forse anche solo il fatto stesso di aver trovato una persona alla quale teneva per la prima volta in vita sua e provare il rischio di perderla, beh questo la faceva soffrire parecchio.
Appoggiò la schiena alla sedia e rimase lì con le braccia incrociate al petto per tutte le lezioni, senza prendere nemmeno mezzo appunto. Il che per lei era insolito, perché se c'era una cosa che faceva con puntualità era proprio quella. Molte volte sbirciava il quaderno di Ben, quando decideva di prenderli anche lui e si scambiavano informazioni.
Forse avrebbe dovuto cominciare a pensare di farsi qualche amico. Poteva essere un'idea sensata a fronte di ciò che stava provando in quel momento e, forse, avere qualcuno non era così male come pensava.
Si morse il labbro inferiore e quando riemerse dai suoi stessi pensieri, l'aula era vuota.
Ben quel giorno, a differenza di tutti gli altri, non le scrisse nessun messaggio, né le chiese di uscire.
Ed era proprio quando aveva capito di volerlo, che lui aveva fatto un passo indietro.
Rey non aveva mai voluto niente in vita sua, niente di costoso o materiale.
Non voleva gioielli, non si interessava ai vestiti, alla moda o a tutto ciò che poteva essere considerato "frivolo". L'unica cosa che voleva, qualche volta, era una famiglia, anche se ormai si era abituata anche a vivere senza di essa.
O almeno, Rey non voleva niente fino a quel momento. Quel momento in cui la realizzazione di desiderare qualcosa di più di un semplice amico l'aveva colpita come un treno in piena corsa e con destinazione la sua faccia.
Se ne era accorta ogni volta che lo incrociava per caso o, peggio, quando si stendeva la sera a letto e pensava a lui.
Ben Solo si stava frequentando con una ragazza e non c'era niente di male. Almeno teoricamente.
Probabilmente si erano conosciuti meglio in una delle tante volte che lei aveva detto di no e quindi, tutto sommato, si meritava tutto quello che stava accadendo. Si meritava di non ricevere più i suoi messaggi alcune volte troppo fastidiosi e si meritava di non avere più la chance di rispondere "sì" o "no."
Avrebbe voluto prendere a testate il muro, mentre si legava i capelli di fronte allo specchio e pensava che in fondo era tutto inutile, che non c'era niente da conquistare e che il suo impegno o il profumo che poteva indossare - che poi in realtà lo odiava pure - era semplicemente un accessorio inutile. Doveva colpevolizzare la propria arroganza per essere arrivata fin lì.
Bene, brava Rey, ti sei fatta scappare l'unica persona che abbia un minimo avuto un peso e un interesse per te.
Doveva farsi un sonoro applauso perché in merito a fallimenti sentimentali doveva essere una campionessa.
Ben ormai aveva perso le speranze o almeno, questo era ciò che credeva Rey. La verità era che ormai si era abituata alle attenzioni di Ben e che le mancavano. La sera si metteva a letto e fissava il cellulare sperando che comparisse qualche genere di notifica dove lui le avrebbe scritto qualche genere di messaggio idiota pur di ricevere la sua attenzione, ma quel messaggio non arrivò mai.
Non poteva crederci. Ora che si era resa conto di provare un interesse nei suoi confronti era praticamente tutto finito e non sapeva nemmeno come poter recuperare ciò che avevano provato a costruire.
Voleva sinceramente bene a Ben, anche se era un tipo assai misterioso e per questo, un po', forse si somigliavano. Non era il tipico ragazzo che presenteresti alla famiglia, tutto ben vestito e super pulito e laccato, no, anzi. Portava degli stracci neri neanche troppo aderenti e una felpa aperta, aveva i capelli lunghi, neri che contrastavano perfettamente con la sua pelle chiara. Però aveva delle labbra fantastiche e non era assolutamente rilevante per la sua descrizione mentale - o forse sì?
Le labbra di Ben Solo erano carnose e perfette ed erano esattamente come quelle che aveva sempre immaginato sul suo tipo di uomo - ah, ecco, allora ne aveva uno.
Anche l'idea dei capelli lunghi non le dispiaceva così tanto. Chissà com'era passarvi la mano.
E nemmeno l'idea del suo petto così ampio e delle spalle larghe sembrava dispiacerle più di tanto, perché in fondo doveva essere bello stare lì, racchiusi in un solo abbraccio così immenso da sentirsi protetta come da delle mura.
Oh, forse doveva cominciare a rivalutare l'idea di scrivere lei a Ben Solo. Forse avrebbe dovuto farlo lei, stavolta. Avrebbe dovuto chiedergli un caffè o di sentirsi nonostante l'anno fosse finito.
Sì, forse avrebbe dovuto farlo.
Prese un respiro profondo e aprì la sua chat. Un messaggio non l'avrebbe uccisa e cosa sarebbe potuto capitare di peggio? Probabilmente, al massimo, non avrebbe risposto.
"Ciao Ben, come stai?" scrisse e cancellò almeno dieci volte quella solita frase. Era una cosa semplice, perché non riusciva a farlo?
"Ti volevo chiedere se ti andasse di vederci per un caffè dopo la lezione, ti voglio parlare". Ti voglio parlare. Mh. Forse suonava troppo intimidatorio e lei, come aveva già preannunciato a se stessa, non aveva alcun diritto su Ben. Cancellò quella parte e lasciò semplicemente l'invito per il caffè.
Le mani tremarono prima di mandare il messaggio e le dita indugiarono sul tasto invio. E se poi se ne fosse pentita? Se in realtà non avesse davvero avuto bisogno di Ben ma solo della sua idea?
Chiuse la chat senza inviarlo e gettò il telefono sul comodino, chiudendo gli occhi e voltandosi dall'altra parte. Non era sicura di voler conoscere la risposta.
Il mattino dopo si svegliò con un'insolita voglia di essere abbracciata. Rey era sempre stata piuttosto allergica al contatto fisico. Non era qualcosa che le piaceva, ma aveva voglia delle mani di Ben solo sul suo corpo ed era anche abbastanza sicura di esserselo sognato quella notte - il che avrebbe spiegato il "fastidio" in mezzo alle sue gambe.
Sbuffò, tirando le lenzuola di lato.
Nessuna risposta al suo messaggio; beh, abbastanza prevedibile come reazione. Aveva tirato davvero troppo la corda e ora ne stava pagando le conseguenze.
Non avrebbe più scritto a Ben Solo, lei non aveva bisogno di una cosa così e soprattutto anche se si fosse presa una cotta per lui non doveva essere necessariamente corrisposto e non voleva incorrere in nessun tipo di rifiuto, non sarebbe riuscita a sopportarlo.
Si legò i capelli di fronte allo specchio, tirandoli indietro. Forse per una volta avrebbe potuto provare a lasciarne qualcuno giù?
Legò solo una piccola ciocca dietro la testa e si guardò.
Non stava così male, forse.
Passò la giornata in giro per la città. Camminare la faceva sempre stare bene e in verità Rey era una grande amante dell'attività fisica. Forse avrebbe dovuto ricominciare a correre, tutto quel tempo sui libri fine a se stesso avevano annullato la sua atleticità - che poi sapeva benissimo che lo studio non era fine a se stesso, ma comunque a volte non riusciva a ritenerlo prioritario tanto quanto altri aspetti della sua vita.
Si sedette su una panchina e provò a fare una cosa che non faceva mai: si scattò un selfie. Uno carino, forse.
Titubante, lo mise come immagine del profilo di Whatsapp e si morse il labbro inferiore. Nella chat di Ben Solo il suo messaggio era ancora lì, senza alcuna risposta.
Forse avrebbe dovuto scrivere di nuovo, cercare di sollecitarlo. Forse non aveva visto il messaggio o magari gli era successo qualcosa.
Sospirò, portandosi le mani al volto. Come si era ridotta in quello stato?
Era sera, ormai. Rey si era buttata sul letto e continuava a fissare il cellulare imperterrita pensando che forse avrebbe fatto meglio a cancellare quei messaggi. Sarebbe stato anche logico se Ben fosse andato oltre, sempre se aveva mai davvero avuto interesse per lei.
Buttò il telefono di lato e il suo gatto salì sul letto con un tonfo, cominciando a strusciarsi contro la sua mano.
"Lo so, BB8*, sono una stupida," sbuffò, accarezzandogli la testa. Per essere solo un gatto era anche piuttosto grosso. E grasso. "E' che pensavo non m'importasse," mormorò, "e invece non è così. Mi piacevano le sue attenzioni e lui è carino, gentile. Non so però... e se avessi sempre voluto una relazione e lo avessi capito solo adesso?" chiese, guardandolo.
Il cellulare vibrò.
"Ehy, Rey"
Il cuore di Rey fece un balzo. Scattò dritta con la schiena e guardò il telefono come se ne fosse andato della sua vita. Le mani cominciarono a tremare e la punta delle dita era fredda, gelida, totalmente in contrasto col suo volto; le guance avvamparono e si tinsero di una leggerissima tonalità di rosa più intenso.
"Scusami, avevo lasciato il telefono a casa e non ho risposto..."
Ben stava continuando a digitare, perciò Rey tenne le dita ben lontane dallo schermo. Avrebbe voluto rispondere subito, ma doveva lasciare che fosse lui a parlare per primo.
"Penso di sì, che possiamo vederci. Domani?"
Rey annuì da sola.
"Sì, sì domani va benissimo. Tutto ok?"
Si accovacciò su se stessa, mentre BB8 si strusciava contro di lei facendole le fusa alla ricerca di attenzione.
"E' fantastico BB8, forse ho una seconda chance, non credi anche tu?" chiese, sorridente, speranzosa.
Il gatto miagolò e sia acciambellò vicino a lei. Avrebbe quasi potuto vedersi un film romantico quella sera, forse per una volta non si sarebbe stancata a metà.
"Tutto ok" rispose Ben, telegrafico. Avrebbe apprezzato una risposta più corposa, ma suppose che dovesse accontentarsi di quello. Forse anche se aveva accettato di uscire con lei non voleva dire niente, però in qualche modo la cosa le dava speranza.
E chissà se alla fine si frequentava con quella tipa...
Si accovacciò sul letto e con il tablet di lato cominciò a vedersi un film, cercando di distrarsi.
"Alle 9:40, possiamo fare colazione insieme," vibrò ancora il telefono e Rey lesse il messaggio. Che stupida, non gli aveva nemmeno dato un appuntamento.
"Sì, va benissimo alle 9:40. Alla pasticceria “Il Cannolo” che di fronte alla sede?"
"Va bene. Buonanotte Rey"
"Buonanotte Ben."
Rey chiuse lo schermo del telefono e per la prima volta da un po' di tempo a quella parte, qualcosa dentro di lei si era mosso. Forse molto più che qualcosa.
Quella notte dormì quasi splendidamente. Quasi. Dipende dai punti di vista.
Si svegliò almeno quattro o cinque volte dopo una serie di sogni piuttosto interessanti e che avevano come soggetto sempre la stessa persona: Ben Solo. Che fosse vestito o nudo, lui era sempre nei suoi sogni ed erano così intensi che poteva quasi giurare di riuscire a toccarlo. E in effetti, toccarlo era l'unica cosa che voleva in quel momento.
Era il cuore della notte, le quattro e cinquantadue per la precisione e lei non faceva altro che immaginarsi e sognare scenari che probabilmente neanche si sarebbero verificati. Lui che le andava incontro e poi si avvicinava prendendole il viso tra le mani e baciandola. Lui che poi le confessava il suo amore e si scusava per essere stato no stronzo - e perché mai, poi. Mica era stato lui, lo stronzo. Anzi, forse doveva darsi qualche colpa considerando come ogni volta lo continuava a rifiutare con costanza. Insomma, di sicuro non era stata colpa sua. Comunque, gli scenari continuavano ed erano un più improbabile dell'altro.
Nel background della sua mente, però, c'era anche la remota possibilità che Ben non fosse davvero più interessato a lei in alcun modo. Perché anche una brutta reazione sarebbe stata comunque una reazione accettabile, ma il silenzio beh, quello no. Un'aria tesa e imbarazzante non sarebbe stata accettabile, l'avrebbe fatta infuriare. E adesso che finalmente era lei ad andare verso di lui, non voleva rischiare niente di simile.
La verità era che l'unica cosa che voleva da Ben in quel momento era un riavvicinamento. Voleva uscire con lui e, possibilmente, arrivare anche oltre a ciò che erano prima. Diventare amici e forse qualcosa di più.
L'indomani, dopo essersi rigirata nel letto fin troppe volte, Rey cercò di sistemarsi al meglio che poteva. Si truccò anche un po', cosa che non faceva praticamente mai. Non stava male, lo poteva constatare di fronte allo specchio. Non era bella, forse era almeno un po' più carina, per quanto ne sapeva lei. Non era brava ad autovalutarsi e nemmeno a scegliere i cosmetici. Anche solo per comprare un dannatissimo mascara c'aveva impiegato fin troppo tempo, finché una commessa non glielo aveva letteralmente rifilato e lei aveva semplicemente deciso di accettare il suo consiglio, perché in fondo chi doveva saperlo meglio di una persona che in quell'ambiente ci lavorava ogni giorno? Per il resto lei di make up e cose così non ci capiva granché. Aveva appreso da poco addirittura che esistevano diversi tipi di pelle e che non tutte le creme andavano bene, e lei che ormai si buttava in faccia la solita comprata al supermercato, si era sentita anche un po' in colpa. Apprendeva quelle cose un po' da internet e un po' dalle sue compagne di corso, che sembravano ritenere quelli gli unici argomenti validi di cui parlare - cosa che in realtà alcune volte la infastidiva anche abbastanza. Dio, erano così stereotipate.
"Augurami buona fortuna," disse, accarezzando BB8 e uscendo finalmente di casa. C'era un sole ben alto nel cielo e non vedeva l'ora di arrivare al bar. Vedere una giornata così luminosa la metteva di buon umore e soprattutto sembrava un buon presagio o, almeno, lo sperava.
Arrivò alla pasticceria con quindici minuti di anticipo. Si sedette ad un tavolo. Le persone facevano colazione intorno a lei e discutevano del più e del meno: degli esami, degli spettacoli teatrali, della loro vita personale. Il profumo di dolci si insinuava in lei e, in qualche modo, la rilassava.
Rey coglieva qualche dettaglio qua e là cercando di non pensare troppo, mentre lo stomaco si attorcigliava su se stesso e sembrava volerle fare guerra. Si portò le mani al viso, cercando di darsi una calmata. Impossibile, l'ansia era davvero troppa e si chiedeva come fosse possibile essere devastati così dalla realizzazione di essere innamorati di qualcuno. Non aveva mai firmato per niente di tutto ciò e anzi, non si immaginava la sua vita con qualcuno, quindi davvero non aveva mai chiesto nessuna cosa simile a quel sentimento. Voleva stare da sola e non essere importunata e poi bam, Ben Solo era arrivato nella sua vita e tutti i suoi piani si erano smontati, pezzo per pezzo.
E fu in quell'esatto istante che entrò e, per qualche motivo, Rey lo vide diverso anche se di fatto non lo era. Era sempre il solito Ben.
Scattò in piedi, sorridendo imbarazzata e portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Lui la salutò con un sorriso, niente di troppo caloroso e qualcosa le fece pensare che forse quella mattinata non si sarebbe conclusa esattamente come sperava lei. Purtroppo.
"Come stai?" chiese lui, interrompendo quel momento di imbarazzo che si era creato e sedendosi di fronte a lei, poggiando la tracolla sulla sedia libera lì vicino.
"Tutto bene... e tu?"
"Bene. Vuoi ordinare qualcosa? Un frappuccino?" Rey ci pensò su qualche secondo mentre lui sembrava voler deviare lo sguardo dal suo, rivolgendolo verso il bancone del bar. Magari stava solo leggendo, era naturale. Non doveva farsi influenzare dalle sue stesse paure.
"Un caramel macchiato andrà benissimo… e un cannolo. Visto che siamo qui, sai" rispose lei, stringendosi nelle spalle. Ben si alzò e annuì, andando ad ordinare per tutti e due e tornando con due cookies al cioccolato. Beh, la situazione si stava addolcendo, letteralmente avrebbe potuto dire. La cosa la fece stare un pochino più tranquilla.
"Quindi, di cosa volevi parlarmi?" chiese lui, rompendo subito il ghiaccio e prendendosi a sua volta un morso del cannolo. Rey cercò di capire da dove iniziare ma la verità era che, nonostante il tempo passato a pensare a cosa dire, non sapeva minimamente cosa spiegare a Ben.
"Beh ho visto che ti sei allontanato ultimamente..." cominciò Rey, tenendo lo sguardo basso e sentendosi un po' idiota anche per quello. Perché mai avrebbe dovuto vergognarsi delle proprie emozioni? "Volevo sapere come mai. C'è stato qualcosa che ti ha portato a sentirti meno a tuo agio con me?"
Ben si tirò un poco indietro, appoggiando la schiena alla sedia e guardando Rey e non rispondendole immediatamente. Sembrava che stesse ancora pensando a come impostare un discorso, una risposta. Forse si aspettava quella domanda.
"Di sicuro c'è stato un motivo, ma penso che tu lo sappia, no?" rispose lui.
"Non è una risposta, la tua. E no, non lo so, altrimenti non sarei qua a chiedertelo."
Ben aggrottò le sopracciglia.
"Andiamo Rey, lo sai. Lo so che lo sai. Ti ho chiesto innumerevoli volte di uscire con me in una qualunque veste e non hai mai accettato. Ho dovuto dedurre che la mia compagnia alla fin fine non ti piacesse così tanto E ci sta, lo sai? Non si può piacere davvero a tutti."
Rey avrebbe voluto interromperlo, dirgli che non era vero e che a lei piaceva un sacco, ma non ci riuscì. Dalle sue labbra non provenne alcuna parola.
"Ho visto che la mia presenza alcune volte ti metteva addirittura a disagio, eri tesa e ho capito che probabilmente non ero di tuo gradimento. Non ti piacevo quanto tu piacevi a me e non mi sembrava giusto continuare così, non faceva bene nemmeno a me," disse, passandosi tra le mani il bicchiere di frappuccino che aveva preso poco prima. Avrebbe voluto dire a Ben che era assurdo, che avrebbe dovuto provare di nuovo a parlarle, ma in fondo perché mai? Lui di chance gliene aveva date fin troppe, era lei che non aveva saputo gestirle.
"Mi dispiace. Io tenevo moltissimo alla tua amicizia..." disse, sperando di riuscire ad esprimersi al meglio. Le parole non erano di certo il suo forte. "Tuttavia ne ero spaventata. MI piaceva la tua compagnia, mi piaceva passare del tempo con te, ma avevo paura..."
Ben si rivelò sorpreso a quelle affermazioni e Rey lo poté capire dalle sue folte sopracciglia, ora così inarcate.
"In che senso? Spaventata?"
"Sì. Anche perché tutti coloro che entrano nella mia vita spariscono, prima o poi."
Fandom: Star Wars
Capitolo: 2
Pairing: Rey/Ben Solo
Avvertimenti: College AU!
Prompt: Pasticceria "il Cannolo" per la squadra Aliante del Cow-t. Missione 3
Note: non betata
Wourdcount: 4000 parole (landedifandom)
Erano passati altri tre mesi e Ben Solo ormai si deva sempre e soltanto accanto a lei. Rey lo sapeva e aveva cominciato quasi a tenergli il posto. Beh, certo sempre meglio avere lui come compagno di banco piuttosto che chiunque altro. Ben era discreto - e non solo fisicamente. Non la importunava quasi mai durante le lezioni, non le faceva domande, non le chiedeva gli appunti e, soprattutto, era molto silenzioso in generale. Non le dispiaceva questa caratteristica, anzi, era senza dubbio un punto a suo favore.
Qualche volta si scambiavano qualche sguardo d’intesa durante le lezioni, nel caso in cui ci fosse qualche argomento interessante o qualche battuta. Rey aveva anche cominciato ad apprezzare la sua compagnia in quel senso e forse, in fondo, voleva circondarsi un po’ di più della presenza di Ben Solo.
Se lo diceva anche quando usciva dall’aula e lo vedeva scomparire dietro l’angolo. La sua figura, così ingombrante agli occhi tanto quanto nella sua mente, svaniva e rimaneva lì al tempo stesso. Forse perché per qualche motivo rimaneva sempre ancorata ai suoi pensieri.
Mentre tornava nella sua stanza, il cellulare vibrò più volte. Infilò la mano nella tasca destra ed estrasse lo smartphone. C’erano cinque messaggi da parte di Ben.
“Ehi Rey…”
“Che ne dici di venire a cena in un posticino vicino al campus?”
“Non è troppo lontano e ti potrei riaccompagnare a casa…”
“Solo se vuoi ovviamente.”
“So che domani abbiamo lezione e non ti preoccupare, torniamo presto.”
Fissò i messaggi per qualche minuto abbondante, avrebbe davvero voluto dirgli di sì, ma non sapeva come fare; e se fosse diventata una cosa seria? Però non era nemmeno tanto sicura di piacere a Ben, non poteva sapere se effettivamente aveva intenzione di intraprendere qualcosa con lei, magari i suoi erano solo inviti da amico. Era molto solo - come lei, del resto, - e sarebbe stata una cosa razionale.
Ogni tanto lo vedeva uscire con un ragazzo, un certo Hux. Alto, capelli rossicci. Beh, per quanto ne sapeva lei poteva anche essere omosessuale, anche perché non pensava proprio di essere il tipo di Ben Solo, che per quanto non fosse il ragazzo più figo del campus, era sicuramente uno di quelli più attraenti.
Abbassò lo sguardo, vergognandosi un po’ nel pensare a lui in quei termini.
Spense lo schermo per qualche secondo, voleva avere il tempo di pensarci, mentre nello stomaco si formava qualcosa di sempre più simile a una morsa che la stringeva con forza.
Sarebbe stato bello, per una volta, essere nel mirino di un ragazzo come lui.
Si passò le mani sul viso.
Non sapeva nemmeno lei cosa voleva e questa cosa la rendeva tremendamente frustrata. Una banale amicizia? Qualcosa di più?
Uscire non l'avrebbe uccisa per una volta e ormai poteva fidarsi di Ben.
Ci avrebbe dormito sopra.
- E avrebbe detto no. -
Le scuse stavano per finire e doveva ammettere che Ben aveva una grandissima tenacia e che non aveva mai conosciuto uno così testardo. Da un lato questa cosa la faceva sentire profondamente desiderata, dall'altra si sentiva nella trappola del ragno: in un certo senso sembrava che finché non avrebbe detto di sì, Rey non sarebbe mai e poi mai potuta sfuggire al suo interesse. Ancora non sapeva che genere di interesse fosse, in effetti, quindi stava comunque peccando di arroganza all'idea di essere corteggiata da lui.
Un giorno, però, accadde qualcosa che la lasciò interdetta.
Arrivò al solito orario alla lezione, ovvero quasi venti minuti prima. Era pronta a prendere il proprio posto, quando vide che Ben era seduto poco più avanti con un'altra ragazza. Il cuore di Rey sprofondò e sentì le guance avvampare. Buttò, facendo di proposito più rumore del necessario, la borsa sul banco e si sedette incrociando le braccia e chiedendosi se Ben l'avesse notata.
La ragazza sembrava particolarmente presa da ciò di cui stavano parlando e si chiese per quale motivo anche lei non riuscisse ad aprirsi con la stessa facilità.
Comunque, ora aveva tutte le risposte alle sue domande, che alla fine erano una soltanto: quanto era stupida da uno a centomila a farsi scappare Ben Solo?
Centomila, ed era abbastanza evidente.
Ben si voltò un microsecondo e i loro sguardi si incrociarono. A giudicare da ciò che aveva intravisto dai suoi occhi e dalle parole non dette, Ben aveva assolutamente notato la sua presenza anche da prima, ma aveva scelto volontariamente di non sedersi lì con lei.
Si sarebbe voluta avvicinare e fare mille domande, ma la verità era che non ne aveva alcun diritto, perché nonostante ciò, Ben Solo non era suo e non aveva alcun diritto di chiedergli cose, né di comportarsi in modo possessivo. Per altro, perché mai avrebbe dovuto farlo? Qual era lo scopo?
Aveva rifiutato così tante volte i suoi inviti che sembrava la cosa più naturale del mondo, non sapeva nemmeno più perché avrebbe dovuto continuare ad interessarsi a lei. Al posto suo di certo non lo avrebbe fatto.
Tuttavia, nonostante la razionalità che poteva cercare di utilizzare in quel frangente, la cosa migliore - ma di certo non la più matura, - le sembrò quella di imbronciarsi e incrociare le braccia come una bambina di cinque anni.
La lezione cominciò ma lei, nonostante fosse lì, poteva giurare di non aver sentito nemmeno mezza parola. Guardava assente la lavagna, mentre quella ragazzetta continuava a condividere il suo tempo con Ben e gli sussurrava qualcosa nell'orecchio. Cosa non era dato saperlo, ovviamente.
Lei, nel frattempo, aveva voglia di spezzare la matita con cui stava scrivendo e aveva rotto la punta già almeno tre volte e, probabilmente, avrebbe continuato a farlo.
Se avesse potuto far prendere fuoco a qualcosa, probabilmente lo avrebbe fatto e non se ne sarebbe pentita nemmeno per un secondo. Non immaginava di poter essere una persona gelosa, ma forse anche solo il fatto stesso di aver trovato una persona alla quale teneva per la prima volta in vita sua e provare il rischio di perderla, beh questo la faceva soffrire parecchio.
Appoggiò la schiena alla sedia e rimase lì con le braccia incrociate al petto per tutte le lezioni, senza prendere nemmeno mezzo appunto. Il che per lei era insolito, perché se c'era una cosa che faceva con puntualità era proprio quella. Molte volte sbirciava il quaderno di Ben, quando decideva di prenderli anche lui e si scambiavano informazioni.
Forse avrebbe dovuto cominciare a pensare di farsi qualche amico. Poteva essere un'idea sensata a fronte di ciò che stava provando in quel momento e, forse, avere qualcuno non era così male come pensava.
Si morse il labbro inferiore e quando riemerse dai suoi stessi pensieri, l'aula era vuota.
Ben quel giorno, a differenza di tutti gli altri, non le scrisse nessun messaggio, né le chiese di uscire.
Ed era proprio quando aveva capito di volerlo, che lui aveva fatto un passo indietro.
Rey non aveva mai voluto niente in vita sua, niente di costoso o materiale.
Non voleva gioielli, non si interessava ai vestiti, alla moda o a tutto ciò che poteva essere considerato "frivolo". L'unica cosa che voleva, qualche volta, era una famiglia, anche se ormai si era abituata anche a vivere senza di essa.
O almeno, Rey non voleva niente fino a quel momento. Quel momento in cui la realizzazione di desiderare qualcosa di più di un semplice amico l'aveva colpita come un treno in piena corsa e con destinazione la sua faccia.
Se ne era accorta ogni volta che lo incrociava per caso o, peggio, quando si stendeva la sera a letto e pensava a lui.
Ben Solo si stava frequentando con una ragazza e non c'era niente di male. Almeno teoricamente.
Probabilmente si erano conosciuti meglio in una delle tante volte che lei aveva detto di no e quindi, tutto sommato, si meritava tutto quello che stava accadendo. Si meritava di non ricevere più i suoi messaggi alcune volte troppo fastidiosi e si meritava di non avere più la chance di rispondere "sì" o "no."
Avrebbe voluto prendere a testate il muro, mentre si legava i capelli di fronte allo specchio e pensava che in fondo era tutto inutile, che non c'era niente da conquistare e che il suo impegno o il profumo che poteva indossare - che poi in realtà lo odiava pure - era semplicemente un accessorio inutile. Doveva colpevolizzare la propria arroganza per essere arrivata fin lì.
Bene, brava Rey, ti sei fatta scappare l'unica persona che abbia un minimo avuto un peso e un interesse per te.
Doveva farsi un sonoro applauso perché in merito a fallimenti sentimentali doveva essere una campionessa.
Ben ormai aveva perso le speranze o almeno, questo era ciò che credeva Rey. La verità era che ormai si era abituata alle attenzioni di Ben e che le mancavano. La sera si metteva a letto e fissava il cellulare sperando che comparisse qualche genere di notifica dove lui le avrebbe scritto qualche genere di messaggio idiota pur di ricevere la sua attenzione, ma quel messaggio non arrivò mai.
Non poteva crederci. Ora che si era resa conto di provare un interesse nei suoi confronti era praticamente tutto finito e non sapeva nemmeno come poter recuperare ciò che avevano provato a costruire.
Voleva sinceramente bene a Ben, anche se era un tipo assai misterioso e per questo, un po', forse si somigliavano. Non era il tipico ragazzo che presenteresti alla famiglia, tutto ben vestito e super pulito e laccato, no, anzi. Portava degli stracci neri neanche troppo aderenti e una felpa aperta, aveva i capelli lunghi, neri che contrastavano perfettamente con la sua pelle chiara. Però aveva delle labbra fantastiche e non era assolutamente rilevante per la sua descrizione mentale - o forse sì?
Le labbra di Ben Solo erano carnose e perfette ed erano esattamente come quelle che aveva sempre immaginato sul suo tipo di uomo - ah, ecco, allora ne aveva uno.
Anche l'idea dei capelli lunghi non le dispiaceva così tanto. Chissà com'era passarvi la mano.
E nemmeno l'idea del suo petto così ampio e delle spalle larghe sembrava dispiacerle più di tanto, perché in fondo doveva essere bello stare lì, racchiusi in un solo abbraccio così immenso da sentirsi protetta come da delle mura.
Oh, forse doveva cominciare a rivalutare l'idea di scrivere lei a Ben Solo. Forse avrebbe dovuto farlo lei, stavolta. Avrebbe dovuto chiedergli un caffè o di sentirsi nonostante l'anno fosse finito.
Sì, forse avrebbe dovuto farlo.
Prese un respiro profondo e aprì la sua chat. Un messaggio non l'avrebbe uccisa e cosa sarebbe potuto capitare di peggio? Probabilmente, al massimo, non avrebbe risposto.
"Ciao Ben, come stai?" scrisse e cancellò almeno dieci volte quella solita frase. Era una cosa semplice, perché non riusciva a farlo?
"Ti volevo chiedere se ti andasse di vederci per un caffè dopo la lezione, ti voglio parlare". Ti voglio parlare. Mh. Forse suonava troppo intimidatorio e lei, come aveva già preannunciato a se stessa, non aveva alcun diritto su Ben. Cancellò quella parte e lasciò semplicemente l'invito per il caffè.
Le mani tremarono prima di mandare il messaggio e le dita indugiarono sul tasto invio. E se poi se ne fosse pentita? Se in realtà non avesse davvero avuto bisogno di Ben ma solo della sua idea?
Chiuse la chat senza inviarlo e gettò il telefono sul comodino, chiudendo gli occhi e voltandosi dall'altra parte. Non era sicura di voler conoscere la risposta.
Il mattino dopo si svegliò con un'insolita voglia di essere abbracciata. Rey era sempre stata piuttosto allergica al contatto fisico. Non era qualcosa che le piaceva, ma aveva voglia delle mani di Ben solo sul suo corpo ed era anche abbastanza sicura di esserselo sognato quella notte - il che avrebbe spiegato il "fastidio" in mezzo alle sue gambe.
Sbuffò, tirando le lenzuola di lato.
Nessuna risposta al suo messaggio; beh, abbastanza prevedibile come reazione. Aveva tirato davvero troppo la corda e ora ne stava pagando le conseguenze.
Non avrebbe più scritto a Ben Solo, lei non aveva bisogno di una cosa così e soprattutto anche se si fosse presa una cotta per lui non doveva essere necessariamente corrisposto e non voleva incorrere in nessun tipo di rifiuto, non sarebbe riuscita a sopportarlo.
Si legò i capelli di fronte allo specchio, tirandoli indietro. Forse per una volta avrebbe potuto provare a lasciarne qualcuno giù?
Legò solo una piccola ciocca dietro la testa e si guardò.
Non stava così male, forse.
Passò la giornata in giro per la città. Camminare la faceva sempre stare bene e in verità Rey era una grande amante dell'attività fisica. Forse avrebbe dovuto ricominciare a correre, tutto quel tempo sui libri fine a se stesso avevano annullato la sua atleticità - che poi sapeva benissimo che lo studio non era fine a se stesso, ma comunque a volte non riusciva a ritenerlo prioritario tanto quanto altri aspetti della sua vita.
Si sedette su una panchina e provò a fare una cosa che non faceva mai: si scattò un selfie. Uno carino, forse.
Titubante, lo mise come immagine del profilo di Whatsapp e si morse il labbro inferiore. Nella chat di Ben Solo il suo messaggio era ancora lì, senza alcuna risposta.
Forse avrebbe dovuto scrivere di nuovo, cercare di sollecitarlo. Forse non aveva visto il messaggio o magari gli era successo qualcosa.
Sospirò, portandosi le mani al volto. Come si era ridotta in quello stato?
Era sera, ormai. Rey si era buttata sul letto e continuava a fissare il cellulare imperterrita pensando che forse avrebbe fatto meglio a cancellare quei messaggi. Sarebbe stato anche logico se Ben fosse andato oltre, sempre se aveva mai davvero avuto interesse per lei.
Buttò il telefono di lato e il suo gatto salì sul letto con un tonfo, cominciando a strusciarsi contro la sua mano.
"Lo so, BB8*, sono una stupida," sbuffò, accarezzandogli la testa. Per essere solo un gatto era anche piuttosto grosso. E grasso. "E' che pensavo non m'importasse," mormorò, "e invece non è così. Mi piacevano le sue attenzioni e lui è carino, gentile. Non so però... e se avessi sempre voluto una relazione e lo avessi capito solo adesso?" chiese, guardandolo.
Il cellulare vibrò.
"Ehy, Rey"
Il cuore di Rey fece un balzo. Scattò dritta con la schiena e guardò il telefono come se ne fosse andato della sua vita. Le mani cominciarono a tremare e la punta delle dita era fredda, gelida, totalmente in contrasto col suo volto; le guance avvamparono e si tinsero di una leggerissima tonalità di rosa più intenso.
"Scusami, avevo lasciato il telefono a casa e non ho risposto..."
Ben stava continuando a digitare, perciò Rey tenne le dita ben lontane dallo schermo. Avrebbe voluto rispondere subito, ma doveva lasciare che fosse lui a parlare per primo.
"Penso di sì, che possiamo vederci. Domani?"
Rey annuì da sola.
"Sì, sì domani va benissimo. Tutto ok?"
Si accovacciò su se stessa, mentre BB8 si strusciava contro di lei facendole le fusa alla ricerca di attenzione.
"E' fantastico BB8, forse ho una seconda chance, non credi anche tu?" chiese, sorridente, speranzosa.
Il gatto miagolò e sia acciambellò vicino a lei. Avrebbe quasi potuto vedersi un film romantico quella sera, forse per una volta non si sarebbe stancata a metà.
"Tutto ok" rispose Ben, telegrafico. Avrebbe apprezzato una risposta più corposa, ma suppose che dovesse accontentarsi di quello. Forse anche se aveva accettato di uscire con lei non voleva dire niente, però in qualche modo la cosa le dava speranza.
E chissà se alla fine si frequentava con quella tipa...
Si accovacciò sul letto e con il tablet di lato cominciò a vedersi un film, cercando di distrarsi.
"Alle 9:40, possiamo fare colazione insieme," vibrò ancora il telefono e Rey lesse il messaggio. Che stupida, non gli aveva nemmeno dato un appuntamento.
"Sì, va benissimo alle 9:40. Alla pasticceria “Il Cannolo” che di fronte alla sede?"
"Va bene. Buonanotte Rey"
"Buonanotte Ben."
Rey chiuse lo schermo del telefono e per la prima volta da un po' di tempo a quella parte, qualcosa dentro di lei si era mosso. Forse molto più che qualcosa.
Quella notte dormì quasi splendidamente. Quasi. Dipende dai punti di vista.
Si svegliò almeno quattro o cinque volte dopo una serie di sogni piuttosto interessanti e che avevano come soggetto sempre la stessa persona: Ben Solo. Che fosse vestito o nudo, lui era sempre nei suoi sogni ed erano così intensi che poteva quasi giurare di riuscire a toccarlo. E in effetti, toccarlo era l'unica cosa che voleva in quel momento.
Era il cuore della notte, le quattro e cinquantadue per la precisione e lei non faceva altro che immaginarsi e sognare scenari che probabilmente neanche si sarebbero verificati. Lui che le andava incontro e poi si avvicinava prendendole il viso tra le mani e baciandola. Lui che poi le confessava il suo amore e si scusava per essere stato no stronzo - e perché mai, poi. Mica era stato lui, lo stronzo. Anzi, forse doveva darsi qualche colpa considerando come ogni volta lo continuava a rifiutare con costanza. Insomma, di sicuro non era stata colpa sua. Comunque, gli scenari continuavano ed erano un più improbabile dell'altro.
Nel background della sua mente, però, c'era anche la remota possibilità che Ben non fosse davvero più interessato a lei in alcun modo. Perché anche una brutta reazione sarebbe stata comunque una reazione accettabile, ma il silenzio beh, quello no. Un'aria tesa e imbarazzante non sarebbe stata accettabile, l'avrebbe fatta infuriare. E adesso che finalmente era lei ad andare verso di lui, non voleva rischiare niente di simile.
La verità era che l'unica cosa che voleva da Ben in quel momento era un riavvicinamento. Voleva uscire con lui e, possibilmente, arrivare anche oltre a ciò che erano prima. Diventare amici e forse qualcosa di più.
L'indomani, dopo essersi rigirata nel letto fin troppe volte, Rey cercò di sistemarsi al meglio che poteva. Si truccò anche un po', cosa che non faceva praticamente mai. Non stava male, lo poteva constatare di fronte allo specchio. Non era bella, forse era almeno un po' più carina, per quanto ne sapeva lei. Non era brava ad autovalutarsi e nemmeno a scegliere i cosmetici. Anche solo per comprare un dannatissimo mascara c'aveva impiegato fin troppo tempo, finché una commessa non glielo aveva letteralmente rifilato e lei aveva semplicemente deciso di accettare il suo consiglio, perché in fondo chi doveva saperlo meglio di una persona che in quell'ambiente ci lavorava ogni giorno? Per il resto lei di make up e cose così non ci capiva granché. Aveva appreso da poco addirittura che esistevano diversi tipi di pelle e che non tutte le creme andavano bene, e lei che ormai si buttava in faccia la solita comprata al supermercato, si era sentita anche un po' in colpa. Apprendeva quelle cose un po' da internet e un po' dalle sue compagne di corso, che sembravano ritenere quelli gli unici argomenti validi di cui parlare - cosa che in realtà alcune volte la infastidiva anche abbastanza. Dio, erano così stereotipate.
"Augurami buona fortuna," disse, accarezzando BB8 e uscendo finalmente di casa. C'era un sole ben alto nel cielo e non vedeva l'ora di arrivare al bar. Vedere una giornata così luminosa la metteva di buon umore e soprattutto sembrava un buon presagio o, almeno, lo sperava.
Arrivò alla pasticceria con quindici minuti di anticipo. Si sedette ad un tavolo. Le persone facevano colazione intorno a lei e discutevano del più e del meno: degli esami, degli spettacoli teatrali, della loro vita personale. Il profumo di dolci si insinuava in lei e, in qualche modo, la rilassava.
Rey coglieva qualche dettaglio qua e là cercando di non pensare troppo, mentre lo stomaco si attorcigliava su se stesso e sembrava volerle fare guerra. Si portò le mani al viso, cercando di darsi una calmata. Impossibile, l'ansia era davvero troppa e si chiedeva come fosse possibile essere devastati così dalla realizzazione di essere innamorati di qualcuno. Non aveva mai firmato per niente di tutto ciò e anzi, non si immaginava la sua vita con qualcuno, quindi davvero non aveva mai chiesto nessuna cosa simile a quel sentimento. Voleva stare da sola e non essere importunata e poi bam, Ben Solo era arrivato nella sua vita e tutti i suoi piani si erano smontati, pezzo per pezzo.
E fu in quell'esatto istante che entrò e, per qualche motivo, Rey lo vide diverso anche se di fatto non lo era. Era sempre il solito Ben.
Scattò in piedi, sorridendo imbarazzata e portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Lui la salutò con un sorriso, niente di troppo caloroso e qualcosa le fece pensare che forse quella mattinata non si sarebbe conclusa esattamente come sperava lei. Purtroppo.
"Come stai?" chiese lui, interrompendo quel momento di imbarazzo che si era creato e sedendosi di fronte a lei, poggiando la tracolla sulla sedia libera lì vicino.
"Tutto bene... e tu?"
"Bene. Vuoi ordinare qualcosa? Un frappuccino?" Rey ci pensò su qualche secondo mentre lui sembrava voler deviare lo sguardo dal suo, rivolgendolo verso il bancone del bar. Magari stava solo leggendo, era naturale. Non doveva farsi influenzare dalle sue stesse paure.
"Un caramel macchiato andrà benissimo… e un cannolo. Visto che siamo qui, sai" rispose lei, stringendosi nelle spalle. Ben si alzò e annuì, andando ad ordinare per tutti e due e tornando con due cookies al cioccolato. Beh, la situazione si stava addolcendo, letteralmente avrebbe potuto dire. La cosa la fece stare un pochino più tranquilla.
"Quindi, di cosa volevi parlarmi?" chiese lui, rompendo subito il ghiaccio e prendendosi a sua volta un morso del cannolo. Rey cercò di capire da dove iniziare ma la verità era che, nonostante il tempo passato a pensare a cosa dire, non sapeva minimamente cosa spiegare a Ben.
"Beh ho visto che ti sei allontanato ultimamente..." cominciò Rey, tenendo lo sguardo basso e sentendosi un po' idiota anche per quello. Perché mai avrebbe dovuto vergognarsi delle proprie emozioni? "Volevo sapere come mai. C'è stato qualcosa che ti ha portato a sentirti meno a tuo agio con me?"
Ben si tirò un poco indietro, appoggiando la schiena alla sedia e guardando Rey e non rispondendole immediatamente. Sembrava che stesse ancora pensando a come impostare un discorso, una risposta. Forse si aspettava quella domanda.
"Di sicuro c'è stato un motivo, ma penso che tu lo sappia, no?" rispose lui.
"Non è una risposta, la tua. E no, non lo so, altrimenti non sarei qua a chiedertelo."
Ben aggrottò le sopracciglia.
"Andiamo Rey, lo sai. Lo so che lo sai. Ti ho chiesto innumerevoli volte di uscire con me in una qualunque veste e non hai mai accettato. Ho dovuto dedurre che la mia compagnia alla fin fine non ti piacesse così tanto E ci sta, lo sai? Non si può piacere davvero a tutti."
Rey avrebbe voluto interromperlo, dirgli che non era vero e che a lei piaceva un sacco, ma non ci riuscì. Dalle sue labbra non provenne alcuna parola.
"Ho visto che la mia presenza alcune volte ti metteva addirittura a disagio, eri tesa e ho capito che probabilmente non ero di tuo gradimento. Non ti piacevo quanto tu piacevi a me e non mi sembrava giusto continuare così, non faceva bene nemmeno a me," disse, passandosi tra le mani il bicchiere di frappuccino che aveva preso poco prima. Avrebbe voluto dire a Ben che era assurdo, che avrebbe dovuto provare di nuovo a parlarle, ma in fondo perché mai? Lui di chance gliene aveva date fin troppe, era lei che non aveva saputo gestirle.
"Mi dispiace. Io tenevo moltissimo alla tua amicizia..." disse, sperando di riuscire ad esprimersi al meglio. Le parole non erano di certo il suo forte. "Tuttavia ne ero spaventata. MI piaceva la tua compagnia, mi piaceva passare del tempo con te, ma avevo paura..."
Ben si rivelò sorpreso a quelle affermazioni e Rey lo poté capire dalle sue folte sopracciglia, ora così inarcate.
"In che senso? Spaventata?"
"Sì. Anche perché tutti coloro che entrano nella mia vita spariscono, prima o poi."